Quarant’anni dopo gli eventi dell’Overlook Hotel, Danny Torrence è sull’orlo del baratro: alcolizzato e spiantato, non riesce a trovare il modo di convivere con la luccicanza, lo straordinario dono che lo rende diverso da tutti gli altri. Trasferitosi nella cittadina di Frazier, Danny fa amicizia con Billy e inizia un lungo periodo di riabilitazione e risalita verso la luce. La sua nuova e tranquilla esistenza, però, viene bruscamente interrotta dalla richiesta di aiuto di Abra, una ragazzina con il suo stesso dono, minacciata da un gruppo di inquietanti personaggi che fanno del male ai bambini per nutrirsi della loro luccicanza…
Scegliendo di portare sullo schermo il seguito di uno dei più famosi romanzi di Stephen King, reso ancora più celebre dal capolavoro di Kubrick (considerato, a ragione, come uno dei migliori film horror nella storia del cinema), Flanagan dà vita a un progetto ambizioso: tentare di riconciliare King con il film di Kubrick, che il prolifico autore del Maine aveva sempre considerato “freddo” e distante dal suo romanzo.
Sotto questo punto di vista, il film di Flanagan è un prodotto riuscito, che, pur avendo ottenuto la severa approvazione di King, non rinuncia a inserire qua e là numerose citazioni e tributi al film di Kubrick (presenti e enfatizzati fin dal trailer). Si trattava, in effetti, di trovare un compromesso non facile, anche perché parliamo di due prodotti sostanzialmente diversi. Se, infatti, Kubrick aveva fatto del suo film un horror prevalentemente psicologico, in cui la pazzia di Jack Torrence era sì causata dall’isolamento nell’Overlook Hotel, ma sembrava essere presente nel personaggio sin dall’inizio (cosa, questa, mai andata a genio a King…), Flanagan sceglie di recuperare e potenziare l’elemento fantastico così presente e fondamentale all’interno dei romanzi di Shining e Doctor Sleep. Ecco allora che l’intero film ruota attorno al concetto di luccicanza (“shining” in inglese), una sorta di aura magica che si concretizza in una serie di poteri sovrannaturali, come la telepatia e la preveggenza, e che tende a scemare parallelamente all’avanzare dell’età. La luccicanza è il dono (o la maledizione, a seconda dei punti di vista) che contraddistingue sia Danny che Abra, e che attira su di loro le attenzione del Vero Nodo, un manipolo di strani e perfidi individui, che vivono in comunità vestendosi in modo trasandato e spostandosi a bordo di un camper, nella migliore tradizione hippie americana. Obiettivo del Nodo è impossessarsi della luccicanza, che si trova specialmente nei bambini e che si manifesta sotto forma di vapore, tanto più puro quanto più essi provano dolore e paura.
Pur essendo un prodotto godibile e visivamente interessante, Doctor Sleep presenta alcuni difetti. Innanzitutto, è eccessivamente lungo (153 minuti), con un set up iniziale inutilmente esteso e privo di elementi drammatici o di tensione particolarmente significativi. Inoltre, risente inevitabilmente del paragone continuo con Shining, senza riuscire a generare nello spettatore lo stesso fascino. Il protagonista – interpretato da Ewan McGregor – pur vivendo un profondo arco di trasformazione che lo porta a riappacificarsi con se stesso e con il suo passato, ha poca verve e risulta così perdente nel confronto con la “cattiva” de3 stella storia: la terribile Rose Cilindro, interpretata magistralmente da Rebecca Ferguson, tanto bella quanto letale. Inoltre, Doctor Sleep non gode – per sua stessa premessa – di quell’unità di luogo un po’ claustrofobica ma così ammaliante che era la caratteristica principale di Shining e che ha reso l’Overlook Hotel uno dei luoghi cardine della cultura cinematografica e pop.
Per questo motivo, nonostante il pubblico parteggi per Danny e Abra e provi più di un brivido di fronte agli efferati delitti commessi dal Vero Nodo, in fondo non aspetta altro che di rivedere i demoni/fantasmi dell’Overlook. Che, forse, entrano in scena un po’ troppo tardi…
Scegliere un film 2020
Tag: 3 stelle, adattamento da romanzo, Horror, Stephen King