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Death of a Unicorn


TITOLO ORIGINALE: Death of a Unicorn
REGISTA: Alex Scharfman
SCENEGGIATORE: Alex Scharfman
PAESE: USA, Ungheria
ANNO: 2025
DURATA: 107'
ATTORI: Jenna Ortega, Paul Rudd, Anthony Carrigan, Richard E. Grant, Téa Leoni, Will Poulter, Jessica Hynes
SCENE SENSIBILI: Alcune scene cruente. Abuso di sostanze stupefacenti. Turpiloquio
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Elliot Kintner e la figlia adolescente Ridley devono trascorrere un weekend nella tenuta del capo di Elliot, Odell Leopold che li aspetta con la moglie Belinda e il figlio Shepard. Mentre guidano verso la loro destinazione, Elliot investe accidentalmente un puledro di unicorno ferendolo mortalmente. Messo il corpo nel bagagliaio Elliot vorrebbe nascondere l’accaduto, ma presto, scoperta la cosa, i Leopold vogliono sfruttare i poteri guaritivi del sangue e del corno dell’animale. Invano Ridley cerca di fermarli dopo aver studiato le antiche leggende sui tentativi dell’uomo di catturare gli unicorni. Odell è malato di tumore e il medicinale ricavato dall’animale che hanno realizzato i suoi scienziati pare averlo guarito dal male. Mentre tutti discutono su come gestire gli enormi guadagni della scoperta appena fatta, lo chalet viene assalito dagli unicorni genitori del puledro morto, alla ricerca del figlio. È una carneficina perché gli animali sono mostruosamente indomabili. In ultimo anche Elliot è ferito a morte, ma per lui vi è un finale miracoloso.

 

Una tragica dis-avventura senza un protagonista forte

Sulla carta dovrebbe essere la giovane Ridley la protagonista della storia, ma la sua azione è molto limitata. Nonostante sia la prima ad aver visto sulla sua pelle priva di acne i benefici del contatto con il sangue dell’unicorno ed essere entrata in simbiosi con l’animale, la sua azione si limita ad essere quella di una piccola Cassandra, inascoltata sui pericoli che stanno per correre gli avidi “cacciatori” che hanno messo il puledro di animale sul tavolo operatorio degli scienziati sopraggiunti. Tutto si svolge nonostante i lamenti di Ridley e la scena è presa in massima parte dai “cattivi” che man mano vengono uccisi dagli infuriati unicorni adulti. Lontanamente il legame fra il puledro e Ridley potrebbe ricordare quello fra ET morente e il suo giovane amico, ma qui manca tutta la tensione drammatica del famoso film di Spielberg.

È il mix di generi che non convince: siamo di fronte a quello che vuole essere un fantasy con tratti di commedia, in cui però si scherza con il fuoco e i personaggi perdono la vita in modo violento con immagini splatter piuttosto gratuite. Lo spettatore è indotto a fare il tifo per i mostruosi unicorni perché gli umani sono assolutamente privi di ogni morale e vogliono solo monetizzare i magici poteri dell’animale.

Ma anche su questi poteri taumaturgici del sangue e del corno del puledro ucciso si vorrebbe che la dimensione della magia e quella della scienza venissero a incontrarsi meglio, mentre il racconto lascia inevase una serie di domande che devono restare sospese affidandosi fin troppo ad un’approssimazione che pure è del genere.

 

Una goffa tensione verso l’immortalità

Scavando fra i dialoghi, spesso volutamente spinti verso una comicità molto superficiale, si potrebbe individuare nella ricerca dell’immortalità un tema che accomuna i personaggi. Odell spera di aver vinto il suo tumore e da malato terminale torna in scena in ottima forma grazie alle flebo tratte dai materiali organici dell’unicorno. Lui stesso pretenderebbe che i suoi scienziati riuscissero a sintetizzare un farmaco di lunga o eterna vita da vendere nel mondo. Sua moglie e suo figlio (smidollato cocainomane che si fuma anche la polvere di unicorno) lo seguono in questo delirio. Ma anche Elliot si fa prendere dalla smania della ricchezza possibile e cede alla tentazione di appropriarsi del corno.

La stessa Ridley, attraverso il viaggio trascendentale che il contatto con il corno le ha procurato, ha come raggiunto un aldilà in cui le è parso di capire vi sia la madre morta prematuramente. Una tensione quest’ultima che è solo accennata e rimane sotto traccia, per essere espressa fugacemente solo nel finale, quando Ridley sta perdendo anche il padre.

La vita oltre la morte è una materia troppo forte per essere trattata con qualche battuta e un effetto speciale per poi rimanere sullo sfondo. Senza uscire dal genere fantasy sarebbe stato apprezzabile un approfondimento maggiore che sicuramente ci avrebbe fatto affezionare di più a Ridley, trovando in lei il personaggio con cui immedesimarci.

 

Giovanni Capetta

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