La vera storia della nazionale di calcio delle Samoa Americane, famigerata per essere “la peggiore squadra al mondo”. Thomas Rongen, rude allenatore europeo con problemi di temperamento, si trova costretto ad allenarli nel tentativo di cambiare le loro sorti. L’impresa non sarà facile: tra divergenze culturali, giocatori inetti e lo scornarsi con una ragazza transessuale nella squadra, Thomas vedrà farsi sempre più mastodontico il suo obiettivo: quello di “segnare almeno un gol”.
Taika Waititi, noto per la sua abilità nell’intrecciare umorismo e profondità, prova a immergersi nel mondo del calcio raccontandoci una vicenda paradossale già nelle sue premesse. Tuttavia, questa volta, l’ironia e l’arguzia che hanno caratterizzato le sue precedenti opere sembrano offuscate.
Il film si muove leggero, ma questa leggerezza sembra a tratti un limite piuttosto che una virtù. A differenza delle opere più riuscite di Waititi, come What We Do in the Shadows e Jojo Rabbit, in Chi Segna Vince l’umorismo risulta caricaturale e poco incisivo. Non aiuta in particolare la figura di Thomas e l’interpretazione sopra le righe di Fassbender. La pellicola infatti tenta di distanziarsi dal tipico racconto dell’uomo bianco salvatore, ma finisce per creare un protagonista antipatico, il quale non riesce a conquistare pienamente l’empatia del pubblico.
A dirla tutta lascia perplessi quanto poco il film parli, effettivamente, di calcio. Certo, tutte le vicende ruotano intorno alla squadra, e si muovono tra allenamenti e relazioni dentro e fuori il campo. Ma lo sport sembra essere trattato più come un mero sfondo piuttosto che come cuore pulsante della narrazione. Questa scelta narrativa lascia la sensazione di un’occasione mancata. In particolare perplime (ma non stupisce) il focus speso sul personaggio di Jaiyah, la giocatrice transessuale.
Benché rappresenti un ovvio elemento per trattare temi di diversità e inclusione, nemmeno questo argomento viene esplorato con la profondità necessaria, rimanendo confinato alla superficie. E tuttavia, al di fuori di Jaiyah, gli altri giocatori costituiscono solo figure di contorno, relegati a ruoli caricaturali che servono più a generare momenti di leggerezza comica (raramente efficace) che a sviluppare la trama; si perde così l’occasione di esplorare più a fondo la dinamica di squadra e i singoli percorsi di crescita.
Anche la “morale” del racconto soddisfa poco. L’unica lezione che Thomas sembra imparare e offrire loro è che “il calcio è un gioco” e dunque di “divertirsi”. Il tema rima con le vicende personali dell’allenatore: Thomas è un uomo arrabbiato, mandato su quest’isola sperduta dalla ex moglie perché possa affrontare l’origine “segreta” della sua frustrazione… se non fosse che la rivelazione sarà molto ovvia. Dunque si parla di distensione, d’imparare a non prendersi troppo sul serio, riscoprire la leggerezza del vivere. Ma non è certo lo sport a insegnare loro queste cose; se Thomas avesse diretto una classe di cucito invece di una squadra di calcio, l’esito sarebbe stato il medesimo.
In conclusione, Chi Segna Vince è un film che, nonostante offra una visione piacevole e senza intoppi, lascia il desiderio di qualcosa di più. La pellicola si avvicina alla linea di rigore ma non osa tirare in porta, risultando in un’opera che intrattiene ma non sa lasciare un segno indelebile.
Alberto Bordin
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