Claudio e Anna sono una coppia di quarantenni come tante: convivono, sono precari, desiderano un figlio anche se sono convinti di non poterselo permettere. Per questo Claudio si affida al crowdfunding on line per finanziare un’app da lui ideata, augurandosi che sia l’occasione per la tanto attesa svolta professionale. Purtroppo la risposta del popolo della rete non è quella sperata e al termine di una festa piena di gente di successo, ubriaco e arrabbiato, Claudio posta un video dove annuncia che lui e la fidanzata gireranno un filmato hard se riusciranno a raggiungere i ventimila euro necessari per realizzare l’app. Incredibilmente nel giro di pochi giorni i due raccolgono più soldi di quanti ne abbiano visti in tutta la loro vita… e allora, che fare?
Dopo Buongiorno Papà e Noi e la Giulia, il regista Edoardo Leo coglie un’altra occasione per raccontare una generazione di quarantenni, la sua, che stenta a diventare adulta. Che vuoi che sia, infatti, è la storia di una coppia di giovani in pieno stallo esistenziale, carichi di frustrazioni e di recriminazioni nei confronti della vita, in attesa di una svolta che sembra non arrivare mai.
Proprio la disperata ricerca della grande occasione spinge Claudio a lanciare la folle sfida alla rete, deluso e schifato da questo mondo in cui il sesso sembra essere l’unica cosa che interessa veramente alla gente. L’inaspettato (fino a un certo punto) successo della proposta porta con sé il dilemma morale che investe i due protagonisti: quanto vale la tua dignità? E ancora: cosa sei disposto a sacrificare per sentirti “realizzato”?
Nonostante la portata emotiva della tematica, la sensazione è che il meccanismo drammaturgico scricchioli un po’. L’inizio, infatti, è lento perché il film comincia a coinvolgere lo spettatore solo dal momento in cui, davanti alla risposta entusiasta di internet, la coppia deve decidere se girare o meno il video hard. Poi, anche dopo che la sfida è stata accettata, lo spettatore deve fare uno sforzo notevole per credere al cento per cento alle motivazioni della scelta dei due. I consigli giusti arrivano da più parti ma essi, come impermeabili a cotanta ragionevolezza, tirano dritto trasportati dall’inerzia degli eventi fino all’inaspettato (e per certi versi poco giustificato) finale.
Detto questo, il film è piacevole e rivela presto anche una sua profondità. Il rassicurante Edoardo Leo, con quell’aria un po’ dimessa da ragioniere di fantozziana memoria, ci porta per mano nel suo mondo precario, fra lo scaldabagno che si rompe in continuazione e lo zio depresso in subaffitto (il sempre divertente Papaleo).
Un mondo fatto di tanti interrogativi per il futuro e una sola certezza: sposarsi e fare figli costa troppo! Ed è qui che c’èl’aspetto più interessante della pellicola, perché se dalle premesse poteva sembrare l’ennesima occasione per scoraggiare chi crede nella famiglia, in realtà si intuisce a poco a poco che tutto il film non è altro che un graduale tentativo di smontare questo luogo comune, fino a un finale per niente scontato e pieno di speranza nella vita. Alla fine il messaggio è che se i protagonisti non sono felici, non è per gli obiettivi professionali non raggiunti (per lui) o le pessime condizioni di lavoro (per lei) e tantomeno per lo scaldabagno che non funziona. Il vero problema sono le aspettative delle persone sulla propria vita, talmente distorte da rimanere inevitabilmente frustrate. Perché si può vivere anche senza un paio di scarpe da quattrocento euro, e per sposarsi non è indispensabile un rinfresco da ottanta euro a persona con almeno duecento invitati. Basta meno, molto meno, e come dice a metà film il padre di Claudio, personaggio scapestrato ma portatore sano di una saggezza inaspettata, “in qualche modo si farà”. Nonostante tutto.
Gabriele Cheli
Tag: 3 stelle, Commedia, Film Italiani, Storie di coppia