Vers è uno dei guerrieri della Starforce dei Kree, in lotta con gli alieni mutaforme Skrull. Quando viene presa prigioniera e giunge sulla Terra, però, scopre che i suoi pochi ricordi vengono proprio da lì. Solo unendo le forze con Nick Fury e il neonato Schield potrà forse scoprire chi è veramente…
Capitolo XXI della lunga saga che compone l’universo supereroistico della Marvel, Captain Marvel è anche il primo della serie che ha come protagonista assoluta una donna e un tassello imprescindibile sul percorso che è terminato a maggio con Avengers: Endgame.
In questo senso il film gioca un ruolo simile a quello di Black Panther lo scorso anno.
Proprio il confronto con quel film, uno dei migliori dell’universo Marvel a parere di chi scrive, è illuminante per capire la genesi e l’identità di Captain Marvel. Se Black Panther era pensato ed è compiutamente riuscito ad essere non solo un blockbuster dai grandi effetti speciali, ma anche un evento culturalmente rilevante per il pubblico di colore, che finalmente trovava un eroe e un mondo con cui identificarsi, Carol Danvers, alias Captain Marvel, parla consapevolmente alla platea di ragazzine stufe di farsi dire che non possono fare certe cose.
Carol, lo scopriamo a poco a poco attraverso i ricordi che gli Skrull, catturandola, le fanno emergere, è stata una bambina testarda, amante della velocità e sprezzante del pericolo, un pilota coraggioso e audace (un po’ nello stile delle reclute di Top Gun), costretta a lottare con un mondo anco- ra molto maschilista deciso a metterla al suo posto.
Le cose non sono molto diverse tra i Kree, dove il suo comandante e mentore Yon-Rogg (Jude Law) le ricorda sempre di tenere a bada i sentimenti che rischiano di offuscare la ragione e le impediscono di utilizzare al meglio i suoi poteri. È interessante da questo punto di vista il confronto con l’apprezzamento dimostrato da Nick Fury (un Samuel L. Jackson ringiovanito dal computer e membro di un ancora giovane Schield) per un giovane sottoposto che trova nell’istinto giusto la ragione per non obbedire agli ordini.
Quello che vuole dirci la Marvel (e lo fa, ammettiamolo, con una convinzione un po’ ridondante), è che è giunto il momento per le ragazze di non farsi più dire dagli altri cosa fare e come farlo: solo così potranno usare fino in fondo il potere che è già in loro.
Tra guerre interstellari e ricerche di fonti di energia potentissime (risalta fuori il Tesseract, una delle gemme dell’infinito che ha attraversato vari film Marvel), alieni che sembrano terroristi ma forse sono soltanto profughi in cerca di una casa (ogni riferimento all’attualità è certamente voluto), la storia di Carol/Vers è una scoperta di sé, che passa attraverso la riconquista del passato e la demolizione di alcune verità date troppo facilmente per scontate, anche attraverso il con- fronto con l’antagonista skrull Talos.
Se la Marvel arriva seconda a mettere al centro di un film una supereroina (lo ha fatto prima la DC Comics con Wonder Woman), lo fa con una “agenda” assai più pronunciata, tanto che talvolta si è tentati di suggerire agli autori di andarci un po’ più leggeri.
In fondo la vera scoperta di Carol è quella di una forza che non sta in una intelligenza distaccata, ma nel riscoprirsi umana, e per questo fatta più di aspirazioni e desideri («Più lontano, più veloce, più in alto!») che di perfezione raggiunta. E questo è qualcosa che può valere per tutti.
Ad alleggerire il tutto, per fortuna, ci pensano i soliti siparietti comici della Marvel, l’ultimo cameo del defunto Stan Lee e una gatta rossa che è molto più di quello che sembra e che svolgerà un ruolo inaspettato nella storia.
Scegliere un film 2019
Tag: 4 stelle, Avventura, Azione, Fantascienza, Femminismo, Marvel