Filippo ed Ernesto, acerrimi rivali a causa di un passato comune, dopo anni si ritrovano a lavorare nello stesso liceo. Filippo, professore di matematica un po’“improvvisato”, è iper-tecnologico e non saprebbe più insegnare senza l’ausilio di cellulare e tablet. Costantemente connesso, per lui nulla ha senso se non può essere condiviso… ovviamente sui social network! Ernesto, invece, insegna letteratura italiana ed è il classico professore all’antica, che non riesce a farsi una ragione del perché oramai i registri di classe siano online e gli insegnanti debbano comunicare via email con i propri studenti. Per partecipare a un documentario dovranno però scambiarsi i ruoli: Filippo dovrà fare a meno della tecnologia e dei social, mentre Ernesto dovrà imparare a servirsene…
Filippo è un po’ “piacione”, con un passato nel partito di Forza Italia. Ernesto invece è un intellettuale autentico, un po’ idealista, di sinistra. Due caratteri e personalità agli antipodi, perfetti protagonisti del classico e fortunato espediente narrativo dello scambio di ruoli. Il motivo, di per sé comico, in Beata ignoranza diventa un po’ confusionario: Ernesto e Filippo non sono solo rivali sul lavoro o per stile di vita, ma si odiano perché in passato si sono contesi la stessa donna. Lo “scambio di vite” non servirà solo a far vedere loro un nuovo punto di vista sul mondo, ma in qualche modo riporterà a galla sentimenti sopiti e antiche questioni mai risolte.
Il tema – lo scontro tra tecnologia e mondo tradizionale – apre a qualche riflessione interessante. Peccato che le storie personali dei due protagonisti e il loro tormentato rapporto alle spalle, più che intensificare il conflitto, lo indeboliscano: i focus tematici, infatti, si moltiplicano, generando confusione e poca chiarezza narrativa. Gassman e Giallini sono nel ruolo e insieme funzionano, riuscendo a strappare anche qualche genuina risata. Carolina Crescentini, che appare in flashback nei panni di Marianna, la donna amata in passato contemporaneamente da entrambi, è invece poco credibile nella parte: troppo giovane per simulare una quasi cinquantenne, sembra piuttosto la sorella della figlia. La figlia, Nina, è altro motivo di conflitto per Filippo ed Ernesto: figlia biologica del primo, ma cresciuta dal secondo, la giovane è rimasta sola, proprio per le incomprensioni insanabili tra i due. È proprio lei a proporre a entrambi di partecipare al suo progetto di documentario, nella speranza, forse, di ritrovare un rapporto con entrambi. Purtroppo la storia passata di Filippo ed Ernesto è, a tratti, poco credibile e ci mostra due personaggi un po’ egoisti e – ciascuno a suo modo – irresponsabili (soprattutto nei confronti della figlia “in comune”).
A dare freschezza e ritmo narrativo è l’espediente del documentario, che permette ai due personaggi di rivolgersi direttamente in camera, per raccontare la storia dal proprio punto di vista.
Beata ignoranza aveva i presupposti giusti per risultare un’ottima commedia, ma la sensazione è che manchi qualcosa per renderla veramente tale. Il risultato è mediocre, seppur con qualche buono spunto.
Eleonora Fornasari
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