Fine anni ’70. Barry Seal, pilota TWA con il vizio di contrabbandare sigari cubani, viene reclutato da un misterioso uomo della CIA per cui comincia a compiere missioni segrete a bordo di un aereo velocissimo per sorvegliare i ribelli filocomunisti del Centro America. Ma presto Barry si mette di nuovo nei guai, coinvolto più o meno volontariamente nel traffico di cocaina per conto del futuro cartello di Medellin, e poi nel traffico di armi destinato ai guerriglieri nicaraguensi, in un crescendo di imbrogli e improvvisazioni che lo rendono ricco, ma lo mettono sempre più nei guai. Protetto dalla politica perché funzionale alle strategie anticomuniste di Reagan fino a metà degli anni ’80, Barry è coinvolto in tutte le operazioni CIA più azzardate… Ma arriverà il momento di pagare il conto.
La storia molto americana di un “eroe americano”. Così viene presentata l’ennesima adrenalinica performance di Tom Cruise, mattatore assoluto di questa pellicola che trasforma in un thriller tragicomico gli eventi in parte autentici e in parte romanzati in cui venne coinvolto il pilota Barry Seal.
Un uomo che fin dai primi minuti viene presentato come insoddisfatto della sua posizione e sempre alla ricerca di qualcosa che possa scuoterlo (sia un goliardico scherzo ai passeggeri o il contrabbando a cui si dedica più per gusto del brivido che per bisogno…), in qualche modo legato alla moglie e ai figli, ma in realtà sempre più concentrato su se stesso, sulla sua bravura di pilota e sul suo desiderio di eccellere.
La pellicola, che attinge a una mitologia resa famosa negli ultimi anni dalla serie televisiva Narcos (di cui il film mutua in qualche misura anche lo stile registico e la tecnica narrativa, rafforzata da una voice over ironica), è una lunga cavalcata che lascia pochi momenti alla riflessione sul personaggio principale (l’unico che vada altre una tipizzazione funzionale al racconto), che sembra totalmente indifferente al peso morale di quello che fa, ma trova invece un piacere immenso (al limite della dipendenza) nel mettersi sempre alla prova.
Il problema è che dopo un po’ il gioco che prevede continui rilanci (ma a volte nella percezione dello spettatore contempla anche degli avanti e indietro) diventa ripetitivo e siccome manca un percorso di qualche valore per il protagonista, il risultato è che l’interesse scema e quando finalmente si arriva alla resa dei conti poco ci importa di quale sarà il destino di Barry.
L’intento di critica politica è evidente, ma il gioco della contraddizioni e della spudorata menzogna governativa resta abbastanza freddo perché mai ancorato a un dilemma morale di qualche interesse. Esattamente il contrario di quanto accade in una serie come Narcos, dove la violenza e la denuncia vanno di pari passo con la presentazione e lo scavo di personaggi (anche quelli più estremi e negativi) , con l’approfondimento dei dilemmi che rendono così interessante un tale percorso allo spettatore.
Questa pellicola, invece, resta un esercizio virtuosistico, un ritratto d’epoca un po’ già visto, che non a caso ha riscosso un limitato successo nelle sale cinematografiche. Buona per una visione casalinga senza troppe aspettative.
Scegliere un film 2018
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