1932. Gellert Grindewald, il mago più ricercato del mondo, è ancora a piede libero, e prosegue il suo piano di muovere guerra contro gli inferiori babbani. Albus Silente è forse l’unico che può fermarlo; ma un patto magico di sangue lega lui e Grindewald, un tempo suo amante, impedendo ai due di combattersi. Grindewald scatena così contro Silente la furia del fratello Credence. Il futuro preside di Hogwarts invece costituisce una squadra segreta di spie, guidati da Newt Scamander. Sarà difficile per Newt e i suoi pianificare il contrattacco, poiché grazie a una potente magia Grindewald conosce il futuro. E intanto le elezioni del Capo Supremo dei maghi hanno avuto inizio…
Animali Fantastici è una nuova serie di film del Wizarding World di Harry Potter che prende scena tra Europa e Stati Uniti a cavallo delle due Guerre. Invece di Voldemort abbiamo Grindewald, le cui teorie di purezza e superiorità di razza rimano con l’arianesimo di Hitler; e invece di Harry abbiamo Newt, pacifico animalista, a tratti misantropo, nonché il più brillante magizoologo del mondo. Ma soprattutto abbiamo il (più) giovane Albus Silente, un tempo amico e amante di Grindewald. Oggi si racconta che il loro scontro fu leggendario; questi sono gli antecedenti a tale scontro.
Ormai al terzo capitolo, è evidente che il franchise di “animali fantastici” non vuole decollare. Pure i produttori cercano di nascondere il titolo sullo schermo, messo piccolino in alto a sinistra, quasi fosse un parente scomodo in una foto di famiglia.
Il fatto è che Newt e i suoi animali fantastici hanno ben poco a che fare con questa storia. Sì, il cervo-qilin, è al centro del racconto; sì, abbiamo la sequenza delle manticore nella prigione tedesca dei maghi. Ma la presenza di Newt e di suoi animali fantastici sono circostanziali, e la loro utilità dubbia.
Ormai è evidente che le avventure di Newt sono diventate solo l’espediente per raccontare l’epica ascesa di Albus Silente e il suo scontro con il vecchio amico/amante Geller Grindewald. Ma la loro convivenza sullo schermo sta diventando un processo sempre più forzato; come in fondo tante altre cose.
Il fatto è che la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti. I protagonisti sono privi di scopo e le loro scelte sono dettate dal sentimentalismo e mai dalla competenza. Massimo esempio – incomprensibile – è la presenza in squadra del babbano Jacob Kowalski, a cui Silente dice che possiede “un grande cuore”. Certamente piacevole spalla comica di molte scene, rimane che Jacob sarà irrilevante per il plot fino all’ultima scena del film.
Peccato infine per il personaggio di Credence, che dopo la grande attesa caricata nei due precedenti titoli si scarica senza grande soddisfazione.
Il fulcro forse più emotivamente sentito è la storia d’amore tra Silente e Grindewald. Quando nel 2007 la Rowling parlò dell’omosessualità latente di Silente – quasi più un’intuizione dell’autrice che un dato di fatto – ne nacque un gran discutere. Educatori e comunità più ortodosse avevano visto in ciò il tentativo di “contaminare” le amate storie di Harry Potter con ideologie che non le appartengono.
Rimane che dopo quindici anni gli ultimi dubbi vengono sciolti e la questione viene affrontata esplicitamente, e – dobbiamo concedere – con molto tatto.
Quello di Albus e Gellert è un affetto omosessuale molto platonico; i due uomini aprono il film e lo concludono. Silente è affranto da questo sentimento: il patto di sangue stretto in gioventù lo strozza, letteralmente, in ogni suo gesto contro il nemico. I due maghi si combattono tenendo ciascuno “la mano sul cuore dell’altro”, divisi dalla loro diversa fede nel mondo.
“Adesso chi ti amerà?” domanda Gellert ad Albus. A conti fatti quello di Silente è l’unico sentimento “vero” del film, la nota umana in cui potersi immedesimare. Silente desidera un mondo realizzato, felice; dal vetro di una strada osserva l’amore degli altri fiorire. E quando i suoi desideri mettono a rischio quella felicità, è capace di sacrificarli, passeggiando da solo per le strade di Londra.
Alberto Bordin
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