Samuel è ritrovato a terra senza vita dal figlio undicenne e ipovedente. Potrebbe essere un suicidio ma a lungo andare le indagini conducono a un omicidio e sua moglie Sandra è la prima ad essere sospettata.
La vita cambia in un attimo. Apparentemente in un attimo. Palma d’Oro a Cannes 2023, Anatomia di una caduta, il bel film di Justine Triet, racchiude nel titolo tutta la sua forza narrativa.
Sandra (Sandra Hüller) è una scrittrice tedesca che vive in uno chalet sulle Alpi francesi poco distante da Grenoble. Una giovane francese la sta intervistando a casa ma all’improvviso la musica ha il sopravvento. Proviene dal piano superiore, dove lavora il marito di Sandra. È la versione strumentale della canzone P.I.M.P. del rapper 50 Cent, ma il volume è così alto che l’intervista non può essere registrata e quindi deve essere rinviata. Pochi minuti dopo, Daniele (Milo Machado Graner) il figlio undicenne ipovedente esce con il suo cane a fare una passeggiata sulla neve.
Saranno loro a trovare il corpo senza vita di Samuel (Samuel Theis), il giovane papà. Sandra, svegliata dalle grida del figlio, accorre sul posto.
Arrivano i soccorsi ma Samuel è deceduto all’impatto. Nessuno ha assistito all’accaduto. E nessuno, né Sandra né il figlio, sospettavano un gesto simile. La polizia, però, non è convinta. E cominciano le indagini fino ad arrivare, ad un anno di distanza, all’incriminazione della moglie, l’unica ad essere stata in casa, nello stesso luogo e nella stessa ora della morte del marito.
Questo film ha le atmosfere di un giallo che fa della parola la sua azione. E da lì, dal fuori campo che non vediamo ma immaginiamo, dalle registrazioni nascoste e poi rese pubbliche, le relazioni, le paure del fallimento, i tradimenti, le frustrazioni, i sensi di colpa sono i pezzi di un puzzle che lo spettatore prova a realizzare.
Le definizioni perdono il loro potere sulla realtà e si comprende come la difesa della verità non è mai prevedibile, né ovvia. E la finzione, anche letteraria. può addirittura diventare una chiave per costruire un’accusa.
Forse troppo sbilanciato sugli interrogatori (che ricordano in qualche modo Saint Omer, il film Leone d’Argento 2022) questo film ha poche imperfezioni. Ha una regia intima e profonda, ha un cast perfetto anche nei ruoli secondari come quello dell’avvocato di Sandra (Swann Arlaud). E tiene sempre alta l’attenzione dello spettatore che ama i colpi di scena e ama i film intimi, non didascalici e difficilmente prevedibili.
Emanuela Genovese
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