Mentre un incendio si fa strada lentamente verso la Città Eterna, un ragazzo viene costretto da dei Carabinieri corrotti a incastrare un politico. Ma il giovane riesce a scappare e per nascondersi si rifugia dai vecchi amici del padre, ex membri della famigerata banda della Magliana.
L’epilogo della trilogia criminale di Stefano Sollima, dopo la serie Romanzo Criminale e il film Suburra, si conclude con un racconto intimista, che ha come tema il rapporto tra padre e figlio.
Daytona, interpretato da Toni Servillo, combatte con l’Alzheimer che avanza come l’incendio che sta divorando la periferia di Roma, che in passato era stato il suo regno del crimine: ora invece è solo lo spettro dell’uomo un tempo temuto da tutta la città. Suo figlio Manuel è così lasciato al suo destino, che si tinge sempre più del nero che ha colorato la vita del padre: per i soldi arriva a tutto, e proprio questo lo porta a rimanere inseguito in una caccia all’uomo con un carabiniere corrotto. Anche l’antagonista ha due figli, e il male che commette sembra fatto apposta per garantirgli un futuro.
Adagio è un noir che lascia al genere molte spiegazioni che la trama non dà, preferendo concentrarsi sulla psicologia dei personaggi: la cecità di Polniuman, la malattia terminale del Cammello, curato dalla dura ma tenace compagna Silvia. Personaggi che hanno scelto il male per un’intera vita, ma che si redimono per il bene fatto in una sola notte. In questo senso Adagio è un noir atipico, che lancia un messaggio di speranza: nonostante la cenere di una Roma flagellata da incendi e blackout, metafora delle vite bruciate – per passione o per errore – dai protagonisti, il giovane Manuel trova la loro mano tesa ad aiutarlo. E forse a offrirgli una nuova vita, libera dalle colpe dei padri.
Claudio F. Benedetti
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