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Ad Astra

Ad Astra


TITOLO ORIGINALE: Ad Astra
REGISTA: James Gray
SCENEGGIATORE: James Gray e Ethan Gross
PAESE: Usa
ANNO: 2019
DURATA: 124'
ATTORI: Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, John Ortiz, Donald Sutherland, Liv Tyler
SCENE SENSIBILI: nessuna
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L’astronauta Roy è chiamato a risolvere una missione su Nettuno: riuscirà a trovare suo padre, forse l’autore delle scariche di energia che stanno distruggendo la Terra?

Salvare il pianeta terra salvando te stesso

Il pianeta Terra è minacciato da una serie di tempeste elettriche, innestate da un’esplosione nucleare nello spazio profondo, provenienti probabilmente dal pianeta Nettuno. La missione è quella di scoprirne le cause. E per farlo viene chiamato Roy McBride (Brad Pitt), astronauta talmente razionale e controllato da non registrare mai, anche sotto pressione, oltre gli ottanta battiti al minuto. In più suo padre Clifford McBride (Tommy Lee Jones) è stato uno dei più importanti astronauti fino a quando, sedici anni fa, è sparito con la sua navicella spaziale in direzione del pianeta Nettuno. Tutti ritengono che sia morto, anche Roy, ma forse non è così. Potrebbe essere lui a mandare in tilt il pianeta Terra?
La missione di Roy diventa doppia: scoprire chi sia l’autore delle scariche elettriche e trovare il padre. Roy è solo. Anche se innamorato dalla moglie (Liv Tyler) il suo viaggio interiore ed esteriore diventa la sua ragione di vita. Non ha equipaggiamento, sa cosa deve fare e non teme lo spazio, l’impatto con la Luna, Marte e Nettuno, l’ultima destinazione.
In questo film che segna il ritorno al genere della fantascienza, il regista James Gray compie un lavoro straordinario, anche se non del tutto perfetto dal punto vista della costruzione dell’intreccio narrativo.

Becoming human

C’è un richiamo altissimo alla cinematografia di genere con riferimenti a grandi maestri come Stanley Kubrick (2001: Odissea nello spazio), Andrej Tarkovskij (Solaris) fino a Francis Ford Coppola (Apocalypse Now) e Christopher Nolan (Interstellar).
La storia di Ad Astra è originale, parte dalla bellezza dell’universo, con i suoi grandi spazi pieni di silenzi e di domande, e la paura dell’ignoto e dell’incontro domina la scena: si ascoltano i pensieri del protagonista attraverso la sua voice over, si intuisce, perché non si vede mai, la fragilità che blocca, anche se non condiziona la razionalità, emotivamente la libertà.
I nemici sono dentro e fuori, sono visibili e allo stesso tempo indecifrabili. Non amano intrusioni esterne e difendono selvaggiamente il loro territorio spaziale. Ma quelli più importanti sono i nemici personali quelli che frenano il protagonista e fanno emergere, nell’impossibilità della missione, quanto possano essere naturali e allo stesso tempo artificiali i desideri di vivere pienamente i legami familiari.
Le scelte di Roy sono lucide, lineari, rischiose ma mai avventate. E piano piano scopre che la sua vera missione è diventare uomo. E si chiede, durante il suo viaggio spaziale, se l’incontro con il padre, aspettato per anni, sarà decisivo per il suo viaggio interiore.
Questo film per gli amanti della fantascienza è un grande esempio di cinema: la regia di Gray, un newyorkese che ha realizzato opere sempre interessanti (da Little Odessa a I padroni della notte), è di spessore, mai banale e si appoggia a una fotografia di un grande autore come Hoyte van Hoytema (che ha lavorato in film come Dunkirk e Interstellar).

Scegliere un film 2020

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