Il piccolo Giacomo (Jack per tutti) vive in un piccolo paese con i genitori e le due sorelle. Gli equilibri di quella che sembra la famiglia perfetta vengono messi a dura prova dalla nascita del quarto figlio, Giovanni, affetto dalla sindrome di down. Fra tutti però è proprio Jack ad accusare maggiormente il colpo, soprattutto quando scopre che quel fratello speciale in realtà non è un supereroe, come credeva lui, ma un bambino dalla salute estremamente fragile, bisognoso di affetto, attenzioni, e tanta, tanta pazienza. Poi gli anni passano, Giacomo cresce e arriva il momento di scegliere il liceo, con tutte le aspettative e le paure che ne conseguono. E mentre cerca di fare nuove amicizie e di trovare un proprio posto nel mondo, la presenza di quel fratello speciale si fa sempre più ingombrante…
Tratto dal romanzo autobiografico di Giacomo Mazzariol, il film racconta il percorso esistenziale del giovane protagonista, dal trauma per la nascita del fratello down sino alla piena accettazione della sua disabilità.
Il bivio esistenziale che però innesca la storia è l’inizio del liceo, metaforica porta d’accesso a quel periodo entusiasmante e complicatissimo che è l’adolescenza. Pieno di entusiasmo ma pure complicato è anche il protagonista che come ogni adolescente è mosso nelle sue scelte dal bisogno di affermarsi e grazie alle sue qualità e ad una serie di incastri provvidenziali, arriva ad ottenere in breve tempo tutto quello che desidera: le amicizie, il riconoscimento del suo talento musicale, le attenzioni e poi anche l’amore della ragazza che gli piace (a tal punto da averlo addirittura condizionato nella scelta del liceo…).
Sembrerebbero gli ingredienti per una commedia adolescenziale ben riuscita (e in effetti siamo in zona Jack Frusciante è uscito dal gruppo, a cominciare dall’ambientazione emiliana, anche se l’età dei protagonisti è un po’ più bassa) ma in realtà il fulcro della storia è incentrato nel rapporto con quel fratello disabile che Jack, per paura di essere rifiutato dai nuovi amici, arriva addirittura a rinnegare. Per tutto il film infatti vediamo il protagonista oscillare tra due fuochi: da una parte Giovanni, dall’altra la scuola, con tutto ciò che ad essa è collegato: l’amico Bruno, la band, la bella Arianna.
Questo combattimento interiore sottende una serie di dilemmi tipici dell’età che viene raccontata, ma che sono sintetizzabili in un’unica domanda che il pubblico è invitato a porsi: cosa significa veramente essere “normali”? Jack per essere normale, e quindi sentirsi accettato nello straordinario mondo del liceo, si nasconde dietro ad una serie di travestimenti, finzioni e anche bugie, che lui imbastisce per affermarsi e distinguersi dagli altri ma che, per paradosso, invece di far emergere la sua identità, lo snaturano e lo allontanano come mai dal suo vero sé (che è quello di un ragazzo amorevole e attento ai sentimenti e alle esigenze del fratello). Verità che d’altro canto non manca mai proprio a Giovanni, così spontaneo e libero da ogni sovrastruttura, eppure così poco “normale”. Più che sul tema della disabilità quindi lancia un interessante spunto di riflessione su cosa sia autentico e cosa no. Il percorso del protagonista parla chiaro: Jack torna ad essere vero quando ricomincia a prendersi cura del fratello e a volergli bene.
Scegliere un film 2020
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