La numerosa famiglia di Rubens Paiva vive felice in una casa a due passi dalla spiaggia di Ipanema. Ma è il 1971, in Brasile comanda la dittatura militare e un giorno Rubens, ex deputato dello smantellato partito laburista, viene portato via dalla polizia per non tornare più.
Walter Salles torna a dirigere un film per il grande schermo dodici anni dopo On the Road.
Il viaggio che questa volta racconta è però molto più personale: è quello di una famiglia, della sua casa e dei suoi sogni. È la storia del suo vicino di casa d’infanzia, Marcelo Paiva, che nel 2015 ha scritto il libro di memorie che dà il nome al film: Sono ancora qui. Il libro narra la scomparsa del padre di Marcelo: Rubens Paiva, uno dei più famosi deparecidos brasiliani.
Il film tuttavia ha come protagonista la moglie Eunice, interpretata da una eccellente Fernanda Torres, meritatamente candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista. Eunice è una donna che non si arrende, che tiene unita la sua famiglia davanti all’arresto del marito, nonostante le torture che anche lei subisce durante gli interrogatori della polizia militare. Una donna che trova la forza di mentire ai figli per nascondere loro una verità terribile, permettendo loro il tempo di seppellire il padre al momento giusto, quando anche per loro il suo ritorno avrà assunto il sapore amaro ma sollevante dell’impossibile. Eunice quel privilegio non lo ha avuto: le viene riferito che suo marito è morto, senza nessun certificato che lo attesti, senza nessuna tomba su cui piangerlo.
Eunice custodisce tutto questo nel suo cuore, chiedendo ai suoi figli di sorridere ai fotografi quando un giornale viene a casa per denunciare la scomparsa del padre. La dignità che vince sull’ingiustizia: è questa l’eredità di Eunice Paiva e il tema su cui Salles fonda il suo film.
Vedendo Io sono ancora qui si piange: si piange nei momenti più tristi, ma anche in quelli più felici. Musica, balli, abbracci, un cane bagnato in braccio, la saudade nelle lettere della figlia Veroca in Inghilterra: ogni momento della famiglia Paiva diventa commovente sotto la lente di Salles, senza mai essere gratuito. Lo sarebbe potuto essere anche di più, soprattutto nel secondo atto dove paradossalmente avvengono le scene più tragiche. Ciononostante, Io sono ancora qui rimane un film memorabile, uno di quelli che basta a raccontare al mondo un periodo tragico della storia di un Paese.
Claudio F. Benedetti
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