Michele Cortese, un maestro elementare di mezz’età deluso da anni di insegnamento nella periferia della capitale (dove ha a che fare quotidianamente con “persone che non vogliono essere salvate e ti menano pure”) chiede e ottiene di essere trasferito per un anno a Rupe, un paesino di montagna situato nel Parco nazionale dell’Abruzzo. Qui si troverà a fare i conti con una natura maestosa ma severa e con una popolazione non meno disillusa di lui. Il paese – che vive di turismo solo nella bella stagione – si sta rapidamente spopolando e la piccola scuola locale rischia la chiusura. Dopo un primo impatto piuttosto difficile, Michele comincia piano piano ad ambientarsi e si allea con la vicepreside Agnese e con altri abitanti per cercare di salvare la scuola.
Riccardo Milani – regista di altri film di successo come Ma cosa ci dice il cervello? o i due Come un gatto in tangenziale – torna ad allearsi con Antonio Albanese per mettere in piedi una commedia leggera, piena di buoni sentimenti e di personaggi positivi. Nel film non esiste un vero e proprio antagonista (o, meglio, i cattivi sono personaggi caricaturali o macchiettistici). Il vero ostacolo è piuttosto una natura tanto bella quanto indifferente all’uomo e il generale senso di malessere e disillusione che affligge gli abitanti, prostrati dalla fatica, dal calo demografico, dall’isolamento dal resto del mondo e da una generale chiusura mentale.
Michele, che viene dalla grande città, inizialmente è entusiasta di questo contatto ravvicinato con un mondo antico, che vive a stretto contatto con le montagne e gli animali, ma ben presto è costretto a fare i conti con la realtà dei suoi compaesani, che affrontano problemi lontanissimi dai suoi ma non per questo meno pressanti.
Nonostante alcune cadute di stile e alcuni cliché tipici delle commedie italiane, primo tra tutti l’inserimento un po’ forzato della storyline romantica, il messaggio del film arriva forte e chiaro: in un “mondo a parte”, la salvezza può venire soltanto dall’apertura a quello che c’è fuori. Per persone abituate a vivere in piccoli borghi, con pochi punti di contatto con il mondo esterno, può essere difficile apprezzare la diversità, accettare il cambiamento, aprirsi al nuovo. E in questo, la scuola svolge un ruolo davvero fondamentale, come centro di cultura e di aggregazione non soltanto per i bambini che la frequentano, ma anche per le loro famiglie e per il resto della comunità.
Cassandra Albani
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