Paddy, Billy, Archie e Sam sono amici da una vita, da quando da ragazzi hanno fatto gruppo per far fronte al bullo del quartiere. Ora, mezzo secolo dopo, Paddy, vedovo, si è chiuso alla vita; Archie, infartuato, vive a casa dell’apprensivo figlio, con nuora e nipote; Sam, pensionato, si trova stretto tra ginnastica per anziani e noiose partite a bridge. L’unico attivo è Billy, magnate rampante, casanova consumato, lampadato e ossigenato, che decide, durante il funerale di un collega, di avanzare la fatidica proposta alla compagna di trent’anni più giovane. È questa l’occasione per un addio al celibato che più che un ingresso alla vita è un modo per darle l’estremo saluto.
Il film Una notte da leoni ha creato una specie di brand negli Stati Uniti dando vita a due sequel e innumerevoli tentativi di copia. Last Vegas rientra perfettamente nel filone, ma lo fa da un punto di vista originale, sarcastico, imprevisto. A festeggiare l’addio al celibato infatti non sono quattro uomini in età da marito, ma quattro anziani destinati dalle convenzioni alle case di cura. L’occasione perfetta per prendere quattro glorie del cinema e costringerle a un viaggio inedito e divertente. Un’idea ottima per una serie di gustose situazioni al limite tra il dissacrante e il malinconico.
È un peccato allora che il film riesca solo a metà e non per l’interpretazione – perfetta – degli attori o la location, ma per la storia principale: quella del legame tra De Niro e Douglas, divisi nel passato e nel presente dall’infatuazione per la stessa donna. Una vicenda arzigogolata e improbabile che non appassiona e lascia un senso di amarezza: si scopre infatti che la moglie a cui De Niro è tanto affezionato in realtà aveva scelto in gioventù Douglas, ma lui si era assurdamente sacrificato per l’amico.
Molto più riuscite e foriere di situazioni allo stesso tempo esilaranti e commoventi le traiettorie di Freeman, che deve riaffermare la gerarchia famigliare ribellandosi a quel figlio che, per troppo amore, rischia di celebrarne il funerale anzitempo. E soprattutto quella di Kline, a cui la moglie, stanca del suo progressivo spegnersi, regala, prima della partenza, un profilattico, con l’invito a ritrovare quello spirito vitale che l’aveva fatta innamorare. Effettivamente Sam avrà l’occasione di seguire il suggerimento e di farlo con una ragazza salvata da un matrimonio sbagliato e sinceramente invaghita di lui. Proprio sul più bello però si ferma consegnandoci la battuta più riuscita del film: “Non posso farlo. E non perché tu non mi piaccia o non mi intrighi l’idea, ma perché se vivo una cosa bella poi mi viene spontaneo raccontarlo a mia moglie e sono sicuro che questa non potrei condividerla con lei”. Un’accettazione piena e matura della propria vita, anche nei suoi limiti.
Scegliere un film 2014
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