Sono passati circa quattro anni dalla decisione di Dave di appendere al chiodo la maschera di supereroe, ma ciò non lo ha reso più felice. Anzi, la città si è popolata di supereroi altrettanto improvvisati, che hanno cavalcato il successo della sua primordiale intuizione, e Dave si trova a convivere con la nostalgia del passato. Decide perciò di resuscitare Kick-Ass e di unirsi a uno scalcinato gruppo di supereroi impegnati nella lotta contro il crimine. Tutto sembra finalmente andare per il verso giusto, non fosse per il ritorno inaspettato di una vecchia conoscenza di Kick-Ass…
Il sequel di Kick-Ass, (predecessore non memorabile del 2010, adattamento per il cinema dell’omonimo fumetto) si apre sul medesimo scenario, una New York infettata dalla criminalità, narrando una storia che presenta i medesimi contorni, il medesimo humour e contenuti molto prossimi. Come in Kick-Ass, lo fa barcamenandosi tra gli eccessi: di violenza, di volgarità, di toni demenziali. Poco importa che lì regia e sceneggiatura fossero affidate a Matthew Vaughn, e qui a Jeff Wadlow: l’impronta è molto simile (a questo proposito è ingiustificata la scelta di non vietare il film ai minori di 14 anni, come era stato per l’episodio precedente). Eppure in entrambi i casi l’intenzione poteva essere nobile: lì era mostrare come un ragazzo normale non rimanesse insensibile di fronte alla violenza e si improvvisasse paladino dei più deboli; qui la constatazione che in fondo i veri eroi non necessitino di maschere e superpoteri, ma non sono altro che persone normali che affrontano a viso aperto la vita di tutti i giorni. Per arrivare a dire questo, però, quanta confusione, quanto spreco di azioni e quanta banalità!
Dave desidera emergere al di sopra dei coetanei, ma poiché non eccelle in niente, non gli resta che rimettere la maschera e riprendere la lotta al crimine. In realtà, più che di lotta, si tratta di una sorta di “servizio civile” a beneficio dei cittadini, e il vero nemico contro cui Dave si scontra quotidianamente non è la mafia bensì la mediocrità. Ciò vale anche per il resto della banda, a cui si unisce gente di tutte le età, stanca di non essere nessuno. L’idea del gruppo è forse uno dei tratti vincenti di questa storia, sia per il buon assortimento dei caratteri sia per l’interpretazione degli attori (tra cui spicca un irriconoscibile Jim Carrey).
L’entusiasmo di Dave ha però breve durata, a causa della guerra che gli dichiara il suo acerrimo rivale, Mother Fucker, che per colpire lui si rifà sui suoi cari. Il nostro protagonista si trova così a dover affrontare le conseguenze del proprio eccesso di ambizione. In realtà non sa (e non è ancora pronto a sopportarne il peso) che ogni vittoria, ogni successo, non sono altro che la faccia sorridente della medaglia, e sempre nascondono dietro di esse il lato del sacrificio. L’adolescente Dave decide allora di togliersi definitivamente i panni di Kick-Ass. A sue spese, infatti, ha scoperto fino a che punto può spingersi la banalità del male, e quanto la promessa di un’eccezionalità affidata a una maschera possa essere fallace. In fondo, come gli ricorda Mindy/Hit Girl, prima di lasciare per sempre la città, «per essere supereroi non serve essere cazzuti, basta avere coraggio». Cosa che ribadisce in chiusura anche lo stesso Dave, quando sottolinea che «il mondo reale ha bisogno di eroi veri, non di cretini in calzamaglia che giocano ai supereroi, ha bisogno di gente che faccia davvero la differenza». Questa scena, sia per com’è costruita sia per i contenuti, con i dovuti abbassamenti di tono e di stile, richiama quella finale de Il Cavaliere Oscuro. Se in quest’ultimo abbiamo Batman, il supereroe in carica, costretto all’esilio, qui è Hit Girl, la vera eroina della storia, a sacrificarsi e a lasciare la città. Se in Batman è la voice over del commissario Gordon a spiegare che non è Batman l’eroe di cui la città ha bisogno, ma il viso pulito di Harvey Dent, qui è quella di Dave a regalarci il panegirico dell’uomo comune. Dal confronto inevitabile che scatta tra i due film, però, Kick-Ass 2 ne esce davvero male.
Scegliere un film 2014
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