Un immaginario confronto fra Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger si snoda fra il conclave immediatamente successivo alla morte di Papa Giovanni Paolo II e quello a seguito delle dimissioni di Benedetto XVI, da cui avrà inizio il pontificato di Papa Francesco.
I due Papi è una produzione originale Netflix, nata dalla penna di Anthony McCarten, già autore di altri film biografici di successo, fra cui La Teoria del Tutto, L’Ora più Buia e Bohemian Rhapsody. In questo caso il film si trova in un delicato equilibrio fra realtà e fantasia: pur basandosi su un accurato lavoro di ricerca, infatti, il lungo e serrato dialogo fra il progressista Bergoglio e il conservatore Ratzinger, che costituisce la parte centrale del film, è frutto della fantasia dell’autore e ne riflette esplicitamente le preferenze. Non c’è infatti dubbio che McCarten (ma anche il regista Meirelles, non per niente sudamericano) parteggi per il bonario Bergoglio, di cui riesce a restituire un ritratto caldo e sfaccettato, aprendo anche interessanti flashback su un passato di cui forse buona parte del pubblico non è a conoscenza. Benedetto XVI, invece, viene ridotto alla sua dimensione più rigida e conservatrice e acquisisce inoltre alcuni tratti, come il desiderio di potere che traspare dalle prime scene, che gli sono completamente estranei (salvo poi stupire tutti con le sue reali dimissioni, che risultano ben poco in linea con il personaggio fin lì delineato nel film).
Sarebbe stato forse più corretto mantenere il titolo che aveva l’opera teatrale scritta da McCarten prima del film, The Pope, ma il coinvolgimento di due colossi quali sono Jonathan Pryce (nei panni di Bergoglio) e Anthony Hopkins (in quello di Ratzinger), ha reso probabilmente necessario equipararli nel più neutro I due papi. Comunque, buona parte del merito per la qualità del risultato finale va proprio a loro, che riescono a sostenere un film basato su un lungo confronto dialettico in non meno di cinque lingue (oltre all’inglese, ci sono parti in italiano, spagnolo, tedesco e latino!), spaziando su una grande varietà di temi, da quelli “politici” a quelli più strettamente personali.
Certamente da questa struttura nasce il bisogno di estremizzare, in un primo momento, le loro posizioni, ponendole più in conflitto di quanto non fossero realmente. Ma più si procede e più diventa interessante vedere due uomini che non vanno d’accordo su niente, ma che invece di odiarsi trovano un terreno comune di confronto, per il bene della Chiesa. E finiscono per gettare i semi di un’amicizia, come si vede nella tenera ed efficace scena sui titoli di coda, in cui guardano insieme la finale dei mondiali di calcio del 2014, che vede sfidarsi proprio Germania e Argentina.
È una degna chiusura per un film che si era aperto con il maldestro tentativo dell’appena eletto Papa Francesco di prenotare un biglietto aereo per Lampedusa e che fa capire come l’intenzione dell’autore sia, in sostanza, quella di raccontare il lato umano di un’istituzione millenaria come quella del papato. Bisogna riconoscergli il merito di riuscirci senza per questo sentire il bisogno di snaturarla o spogliarla della sua sacralità, anche se certamente ha raccontato un Papa Benedetto che si allontana non poco da quello vero. I due papi sono uomini, con i loro pregi e i loro difetti, chiamati a svolgere un compito più grande di loro e di cui giustamente non si sentono “degni”, ma questo non toglie nulla alla realtà e all’importanza della loro missione.
Scegliere un film 2020
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