Ryan Breslin ha un lavoro decisamente particolare: collauda penitenziari. A lui spetta infiltrarsi nelle prigioni di tutta America, cercare di evadere e, in questo modo, individuarne i punti deboli. Non esiste nessuno bravo quanto lui e sembra non esista fortezza che non sia in grado di espugnare. Quando però gli viene proposto di farsi incarcerare in un prigione di massima sicurezza che non appare nelle mappe, la sfida si fa interessante e molto più pericolosa del previsto…
Un’idea brillante, ma poveramente elaborata. Rimaniamo con l’amaro in bocca nel guardare un film che ha tutte le carte in regola per ingaggiare lo spettatore non solo in uno spettacolo visivo, ma anche intellettuale. Invece ci troviamo di fronte a una scarna sceneggiatura che rende l’intero spettacolo poco credibile, riducendone la capacità di intrattenimento.
I dialoghi tra Stallone e Schwarzenegger feriscono le orecchie per la loro eccessiva semplicità e mancanza di originalità. Certo non aiuta la recitazione di quest’ultimo, che ci fa rimpiangere i momenti in cui era un robot capace di salvare il mondo con il minimo utilizzo di qualsiasi espressione emotiva. Eppure non è un film da buttare. La premessa di un uomo il cui lavoro è quello di evadere da prigioni di massima sicurezza è interessantissima e capace di supplire in qualche modo la malandata esecuzione finale. Visivamente il film è interessante e coinvolgente: i soldati completamente mascherati, la struttura a vetri della prigione e la rivelazione finale di dove essa si trovi assicurano che lo spettatore rimanga sulla poltrona.
Fuga dall’Inferno costituisce il tipico prodotto maschile adolescenziale. Diverte, ma allo stesso tempo lascia il rammarico per come avrebbe potuto elevarsi a qualcosa di più. Molto di più.
Scegliere un film 2014
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