Siamo in un lontano futuro, il genere umano ha colonizzato vari pianeti nell’universo ma quando ha cercato di tornare sulla terra ha scatenato una guerra alla fine della quale il pianeta natio è stato dichiarato un santuario inaccessibile per gli esseri umani dalla Coalizione di Gaia che con la sua potente flotta impedisce a chiunque di raggiungerla. Il misterioso pirata spaziale capitan Harlock con la sua nave Arcadia è l’unico a opporsi a Gaia e a cercare di riportare l’umanità sulla Terra. L’Arcadia si muove per l’universo, attacca le navi della flotta e persegue un piano misterioso. Il capo della flotta di Gaia, Ezra, manda suo fratello minore Yama a infiltrarsi sull’Arcadia per scoprirlo ed eliminare Harlock, ma il ragazzo rimane affascinato dal pirata e scopre che la sua missione potrebbe cambiare il destino dell’universo…
Realizzato in un eccezionale 3D che non deluderà gli appassionati, Capitan Harlock porta sul grande schermo il personaggio protagonista di un manga e poi di diversi cartoni animati che negli Anni Settanta anche in Italia incantarono ed esaltarono un’intera generazione di ragazzini.
Il pirata spaziale con il mantello svolazzante, la benda sull’occhio e la cicatrice, che guida la sua astronave Arcadia contro i nemici del genere umano, diventa qui il protagonista di un’avventura nuova di zecca (il che, tra l’altro, rende il film fruibile anche a coloro che non sono familiari con la complicata e talvolta contraddittoria mitologia del personaggio), che gioca abilmente con modelli disparati del cinema di fantascienza internazionale ma anche delle Sacre Scritture.
È innegabile, infatti, che questo Harlock, pur conservando fino in fondo le caratteristiche originarie di eroe anarchico e solitario, presenta anche diversi ed evidenti rimandi cristologici, dalla citazione quasi letterale di frasi evangeliche alla costruzione di certi personaggi (la giovane spia, amico e traditore, i nemici, un sinedrio ipocrita disposto a sacrificare il singolo per un bene generale, ecc.), anche se poi li frulla molto liberamente con una concezione filosofica profondamente orientale, fatta di cicli inevitabili di morte e rinascita, in cui la vita del singolo, sia esso un fiore delicato o un essere umano, è definita innanzitutto per il proprio carattere effimero.
La trama non è particolarmente originale ma presenta numerosi colpi di scena (alcuni dei quali non sempre del tutto comprensibili) e cambi di fronte fatti per lasciare spiazzato lo spettatore, tra armi di distruzione di massa spaziali, apocalissi planetarie, bombe gravitazionali capaci di rivoltare tempo e spazio come un calzino e viaggi oltre la velocità della luce.
La Terra, pianeta natio cui la razza umana sull’orlo dell’estinzione anela a tornare (foss’anche solo trascorrervi gli ultimi anni della sua esistenza, come dice uno dei personaggi) è insieme il paradiso perduto e l’eterna illusione che spinge l’uomo ad andare avanti, e la contrapposizione tra illusione (più o meno necessaria) e dolorosa realtà, è uno dei temi ricorrenti della storia.
I personaggi (a sorpresa abbastanza espressivi, considerata la tecnica di realizzazione) sono pensati e resi con una certa complessità, a partire dall’eroe titolare, il paladino della libertà caratterizzato da una immortalità che pare più una condanna (per un “peccato” passato la cui rivelazione svolge un ruolo essenziale nello sviluppo della storia), che un carattere divino, per continuare con il giovane Yama, spia recalcitrante e piena di dubbi, alla ricerca di una missione e di una ragione per vivere e morire. Il capitano è il simbolo contraddittorio e drammatico di una libertà che può anche diventare distruttiva, ma che è sempre e comunque preferibile a una pace fondata sull’illusione e il controllo, e in quanto tale non può mai davvero morire, ma è quasi “costretto” insieme alla sua ciurma di naufraghi spaziali ad andare avanti in nome di una ostinata speranza che è il tratto distintivo dell’uomo veramente tale.
Al di là del poderoso ancorché talvolta un poco contraddittorio portato filosofico della vicenda (un inno, comunque, alla speranza nell’uomo e nella realtà, e nel fondo, l’identificazione tra libertà e ricerca della verità), non c’è dubbio che il versante avventuroso della vicenda sia assolutamente riuscito.
Se per i fan del “vecchio” Harlock il film sarà lo spunto per ritrovare uno dei beniamini della loro giovinezza, per il pubblico a digiuno, infatti, è l’occasione di un’immersione fantastica in un universo che riecheggia da Star Wars all’ultimo Star Trek, ma che reinventa con grande fantasia ed efficacia visiva il design delle navi, dalla piratesca Arcadia con il vessillo con teschio e ossa incrociate che sventola anche nello spazio siderale (alla faccia dei puristi della fisica) alle imponenti corazzate della Flotta di Gaia, con battaglie navali, speronamenti e attacchi all’arma bianca come nei veri film di pirati. E alla fine il capitano, novella fenice dello spazio, continuerà a volare tra i pianeti con il mantello nero e il cuore bianco e il vessillo con il teschio “che vuol dire libertà”…
Scegliere un film 2014
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