Francia, seconda guerra mondiale. In un villaggio delle Alpi si dà la caccia a un cane, chiamato “la bestia”, ritenuto responsabile dell’uccisione di diverse pecore. Il piccolo orfano Sebastien, che passa molto tempo in montagna, da solo, instaura un rapporto speciale con il cane, che lui chiama Belle. Il bambino non crede che il cane sia il responsabile delle stragi nel gregge e fa di tutto per proteggerlo dagli uomini del villaggio che gli danno la caccia per ucciderlo.
Un affascinante viaggio tra le montagne durante la Seconda Guerra Mondiale
La tenera storia di amicizia tra il cane Belle e il bimbo Sébastien è nota ai più per l’omonima serie di animazione giapponese degli anni ’80, basata sui racconti della scrittrice Cécile Aubry, da cui nel 1965 era già stata tratta in Francia una serie in bianco e nero in 13 episodi, con attori in carne e ossa. La scelta di portare sul grande schermo questa storia in un live action è risultata vincente: solo al botteghino francese il film ha incassato ben 30 milioni di euro.
Il film conserva tutta la poesia del rapporto tra il bambino e l’affettuoso animale e trasporta il racconto negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Scelta precisa voluta dal regista Vanier, che ha accettato di raccontare la storia a patto, inoltre, che si trovasse un degno interprete per il personaggio del piccolo Sébastien e che si dipingesse la montagna in tutte le sue stagioni (il regista è noto per essere un cantore della montagna attraverso spettacoli teatrali, documentari e romanzi da ben 25 anni). La storia di Belle e Sébastien si intreccia così a quella dei partigiani che aiutano gli ebrei a fuggire in Svizzera, attraverso le montagne.
La montagna come Personaggio e complice
La montagna, soprattutto grazie alle splendide e maestose immagini che ci regala la regia, diventa essa stessa un personaggio, insieme a Belle, Sebastian, César, che per il bambino è un po’ come un nonno adottivo, la “zia” Angélina, giovane donna coraggiosa che non ha paura a fronteggiare i soldati tedeschi e il dottor Guillaume, in prima linea a fianco dei partigiani.
Sébastien instaura un rapporto così stretto con Belle, che riesce andare oltre le apparenze e a capire che il cane non è la “bestia” di cui gli uomini parlano e a cui danno la caccia. Non tutto è come sembra e questa verità vale anche per gli umani. Zia Angelina si deve ricredere su un soldato tedesco, che invece la avvisa della presenza dei suoi colleghi, aiutandola così a mettere in salvo se stessa e gli ebrei che la donna sta accompagnando al di là delle montagne.
Una semplice storia che rivela la complessità umana
Il film racconta al contempo la storia di una piccola comunità montana che vive a stretto contatto con la natura, seguendone i ritmi e le leggi. A questo proposito, la scena iniziale dà allo spettatore informazioni importanti sul protagonista Sébastien e su César, l’uomo che l’ha cresciuto. Quando qualcuno spara a una cerva femmina, lasciando orfano il suo piccolo cerbiatto, César non esita a legare una corda attorno a Sébastien: il piccolo si cala per recuperare il cucciolo e lo porta in salvo. Il mondo descritto da Vanier è lontano dalla nostra realtà contemporanea e in questo risiede uno dei motivi di fascino del film, la cui storia, del resto, è molto semplice e minimale, a misura di bambino.
Belle e Sebastien si prende alcune licenze rispetto al racconto originale, ma l’ambientazione storica scelta conferisce alla pellicola spessore umano e profondità. Se non tutte le bestie si comportano come tali, ci sono anche degli uomini che tradiscono la propria natura comportandosi, invece, da vere e proprie bestie: i nazisti incalliti, che danno la caccia agli ebrei. Il film di Vanier diventa quindi un racconto che illumina sulla natura dell’umanità e, in parallelo, sull’ “umanità” della natura.
Scegliere un film 2014
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