Asha è una diciassettenne che vive nella fantastica isola di Rosas, un regno governato dal mago Magnifico, in cui i cittadini, quando compiono diciotto anni, affidano al sovrano il loro desiderio più grande. Magnifico, grazie alla sua potente magia, promette di difendere i sogni del suo popolo e di avverarli uno per volta, quando lo riterrà opportuno. Asha viene scelta per sostenere un colloquio per il prestigioso ruolo di assistente del re. Accetta, nella speranza di poter convincere il mago ad avverare il desiderio di suo nonno, in attesa da molti anni. Ma, una volta a corte, scoprirà che le cose non sono esattamente come le immaginava e dovrà decidere se farsi carico di una grande e rischiosa missione che potrebbe cambiare per sempre il destino di Rosas.
Il nuovo film firmato Disney, forse anche sulla scia della crisi che sta attraversando la casa madre, presenta una forte componente nostalgica che ammicca stilisticamente ai mondi fiabeschi di un tempo e punteggia la pellicola di citazioni dei classici del passato.
L’operazione nostalgia si innesta però su un nucleo tematico in qualche modo rivoluzionario, espresso con potenza in ogni millimetro del film, dal titolo alla più secondaria tra le linee di dialogo, forse in modo sin troppo ripetitivo. L’idea che i desideri, legati etimologicamente al mondo delle stelle, costituiscano l’anima dell’uomo e possano venire proditoriamente sottratti dal Potere, ha una portata originalmente filosofica per un film di intrattenimento per famiglie.
“I sogni son desideri” è un adagio da sempre appartenuto alla Disney, ma in Wish la consueta dimensione aspirazionale va oltre l’individuo e si lega alla mitologia e alla comunità dei desideranti. La comparsa di un villain ingannevole e moderno, con intenzioni apparentemente buone, segna un altro punto di originalità del film.
Le premesse sarebbero potentissime e persino profonde, ma contengono un alto rischio di astrazione e schematismo, se non controbilanciate dal carisma dei personaggi e dalla componente comedy, solitamente centrale nei film di animazione per le famiglie. Purtroppo, a questo riguardo, Wish presenta alcune lacune di scrittura che rendono i suoi personaggi, a partire dalla protagonista Asha e i suoi alleati sino all’antagonista, ben lontani dagli eroi memorabili dei classici Disney. Questo forse spiega almeno in parte l’incasso estremamente basso ottenuto in Usa. Ai protagonisti mancano il carisma e la potenza archetipica che potrebbero conferire loro una vita autonoma rispetto alla pervasività del tema. Un tema che diventa a tratti freddo e cervellotico, complice anche una sottolineatura molto contemporanea dell’empowerment del soggetto, per cui i nostri desideri li dobbiamo realizzare da soli, che non scalda molto i cuori.
A tutto questo si aggiunga che i personaggi di alleggerimento comedy finiscono per animare sequenze prevedibili, punteggiate di battute scialbe e inefficaci. Un’eccezione può essere fatta per l’unico personaggio muto, Star, una stellina brillante e vivace, che riesce nel difficile intento di essere al contempo intensa e divertente.
Considerati questi limiti che rendono il film a volte ripetitivo e meno godibile di altri classici Disney, Wish rimane tuttavia una pellicola di grande qualità che può intrattenere tutta la famiglia con diversi livelli di lettura. La regia, l’animazione e le splendide coreografie rimandano a un immaginario antico ravvivato da musiche e performance contemporanee. L’unità tematica, dal canto suo, tenta di accedere a una profondità diversa che, per quanto svilita dagli accenni celebrativi del finale, conferisce al film spinta e mordente.
In definitiva Wish rimane un tentativo che, pur deludendo in parte le promettenti possibilità dell’idea, dà vita a un prodotto completo; una stella che, per quanto non sia tra le più vibranti del firmamento Disney, non manca di una sua luce singolare.
Eleonora Recalcati
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