I 300 guidati da Leonida sono morti alle Termopili, così a difendere la Grecia dalla furia di Serse ora resta il generale ateniese Temistocle. Contro di lui la flotta persiana guidata da Artemisia, una donna che con i Greci ha un conto in sospeso e non si ferma davanti a nulla. Solo se i Greci sapranno unirsi come chiede Temistocle, ci sarà una possibilità di salvezza.
Temistocle non fu l’eroe di Maratona e non uccise il re Dario. A Salamina la vittoria contro i Persiani fu il risultato del genio del generale ateniese e non dell’arrivo in campo degli Spartani guidati dalla vedova di Leonida, spartani che invece nella realtà Temistocle aveva avuto le sue belle difficoltà a trattenere sul posto. Del resto a Sparta di re ce n’erano due quindi nessuno si sognava di spedire le truppe in battaglia guidate dalla moglie del sovrano defunto.
Per vedere l’ultima fatica firmata da Zack Snyder (che qui, rispetto al primo 300, cede il timone della regia ma firma la sceneggiatura e produce) non c’è bisogno di alcuna di queste premesse né tantomeno di qualche conoscenza della storia della Grecia del V secolo a. C. che, anzi, potrebbe risultare fastidiosa per la visione, costringendo a un gioco di correzione che diventerebbe ben presto infinito.
La visione della storia così com’è presentata in questo fumettone iperviolento e super stilizzato è qualcosa di quasi completamente astratto, in cui i personaggi si sganciano dai loro referenti storici per elevarsi a uno status eroico e leggendario dove gli avvenimenti si giustappongono come le tavole dei fumetti più che succedersi per una sequenza logica.
Come e forse ancora di più del suo fortunato predecessore, un prodotto medio almeno quanto a budget baciato da uno strabiliante e inaspettato successo al botteghino, questo 300 L’alba di un impero è un film davanti a cui ci si esalta o ci si annoia mortalmente. Vie di mezzo non esistono. Le sequenze di battaglie si susseguono intervallate a discorsi dalla retorica roboante, complicate dal fatto che si svolgono prevalente sul mare, sulle tolde delle navi, nei loro visceri abitati da rematori schiavi o volontari, sotto l’acqua che inghiotte naufraghi e relitti.
Gli spartani devono ancora superare la loro propensione all’isolamento, ma potrebbero forse essere indotti alla vendetta. Il re Serse persegue il suo piano di conquista, la bella Artemisia ha in mente solo di spargere più sangue greco che può e Temistocle (interpretato con carisma discutibile dall’australiano Sullivan) vuole difendere la libertà e sembra sempre in campagna elettorale mentre ciancia appena può di Grecia unita.
L’approfondimento psicologico non era il punto forte nemmeno della vicenda di Leonida e dei suoi ma agli sceneggiatori Snyder e Johnstad (esperto quest’ultimo in pellicole sui marines e docufiction sui Navy Seals) l’astuto Temistocle, stratega geniale e uomo politico discusso, poneva probabilmente una sfida troppo complicata. Se sul piano della spettacolarità la pellicola non si fa mancare nulla, la drammaturgia latita.
Inutile lamentarsi dello stravolgimento degli eventi storici, che pure così com’erano avrebbero fornito ottimo materiale drammatico, ma che interessano probabilmente più agli appassionati di storia che agli adolescenti, che al limite andranno a fare un veloce ripasso su Wikipedia.
Il confronto-scontro tra Temistocle e Artemisia, lui fautore dell’unità ellenica, lei segnata da un passato doloroso che dei Greci la fa diffidare, è l’elemento più interessante della vicenda ed è giocato come una sorta di affaire mancato tra due anime gemelle destinate a incontrarsi sul campo di battaglia anziché nel talamo. Anche qui, però, si perde l’occasione di trasformare i puri scontri da videogioco in qualcosa di più tematicamente rilevante. Per non parlare dei personaggi di contorno appena abbozzati, tra cui un giovane Eschilo, che evidentemente è pronto a prendere appunti per la scrittura di future tragedie. La guerra si riduce a scontri di soldati seminudi e nonostante i proclami di Temistocle la quasi totale assenza di un mondo reale fatto di persone vere per cui lottare (ma che non si vedono mai) è un ulteriore handicap per la storia.
È improbabile che questo funga da deterrente per il pubblico che ha amato il primo capitolo e già vediamo profilarsi all’orizzonte, se il botteghino risponderà bene, un terzo capitolo della saga. Tanto Greci e Persiani del resto hanno continuato a darsele di santa ragione fino ai tempi di Alessandro Magno. Buone notizie per Franck Miller e Zack Snyder, che hanno così ancora davanti ancora un bel po’ di massacri (metaforici e reali) da perpetrare.
Scegliere un film 2014
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