Dante Reyes, il figlio del defunto criminale Hernan Reyes, vuole vendicare la morte del padre per mano di Dominic Toretto e i suoi. Tentando di sventare la distruzione della Basilica di San Pietro in Vaticano, i nostri eroi saranno ingiustamente incolpati di una disastrosa esplosione, divenendo i nemici numero uno de “l’Agenzia” e dovranno darsi alla macchia. Sarà necessario allearsi con vecchie nemesi per uscirne vivi. Ma il piano di Dante ha appena avuto inizio; perché il nemico sa che per ferire Toretto bisogna attaccare la sua “famiglia”, in particolare suo figlio…
Partiamo dalle conclusioni: Fast X è un film divertente? Lo è. Spettacolare? Senza dubbio. Ha qualcosa da dire? … Difficile rispondere. È plausibile che i produttori non si siano posti il problema di esprimere un “messaggio” in questo episodio, come in molti precedenti. Ma una storia racconterà sempre qualcosa, e guardandoci a fondo, quello di Fast X non è il migliore dei messaggi.
L’epopea di Dominic Toretto si è trasformata nella più assurda rappresentazione del self-made-man americano. L’eroe che si erge contro la tirannia del governo, capace di compiere l’impossibile mosso dalla sola forza di volontà. E nessuno a cui dover rispondere se non alla propria (limpida) coscienza. La famiglia di Toretto pare in tutto e per tutto una Nazione-Stato, un ente autarchico, come quelli che aveva teorizzato il grande Chesterton, ma senza lo stesso senso di responsabilità. Persino il figlio Brian verrà coinvolto nella distruzione di vetture nemiche seminando morte intorno a lui; e di questo sarà ripagato con un “batti il cinque”.
Il film strizza l’occhio alla fantasia di quegli americani che tengono il secondo emendamento appeso in salotto, insieme alle armi da fuoco. A Toretto nulla è impossibile e tutto è perdonato, incarnando l’ideale di maschio alfa, padre protettore, di donne e degli indifesi. E il risultato finale tocca la soglia del surreale.
Non che il film non si metta d’impegno per rappresentare la sua versione di “donne forti”. Contrariamente alle mode di Hollywood, la saga di Fast & Furious preferisce tenersi a digiuno da narrative di gender fluid (eccezion fatta, forse, per il personaggio di Dante) e rappresentazioni di sessualità mista. Ma questo capitolo pare andare in ipercorrettismo: i personaggi femminili del film sono pieni di testosterone quanto le sue macchine lo sono di nitro. In Fast X la “virilità” non ha genere; uomini e donne concorrono a pari merito in una gara a chi picchia più forte, chi spara più grosso, chi esplode più in alto.
E sebbene sia sempre divertente vedere Charlize Theron massacrare a mani nude una squadra di mercenari armati fino ai denti, o Brie Larson fare fuoco in mezzo a un’autostrada indossando il tailleur e un tacco dodici, dispiace un po’ che l’unica soluzione risolutiva siano sempre i muscoli, senza lasciare troppo spazio alla materia grigia.
Una cosa che val la pena far presente: il film non si conclude, interrompendosi nel vivo dell’azione. Se da una parte non dispiace sapere che Dante tornerà in un nuovo capitolo, trattandosi forse del nemico più memorabile e sopra le righe della saga, dall’altra certo annoia vedere ancora una volta ripetersi la maledizione del “parte 1”. Hollywood insiste a dilatare i suoi film su due capitoli, nascondendosi dietro la scusa che una pellicola non sarebbe sufficiente a raccontare profondamente tutto quello che si vuole esprimere. Ma quando è Fast & Furious che viene diviso in una prima e seconda parte, bisogna sperare che si tratti di una scelta ironica.
Alberto Bordin
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