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I Guardiani della Galassia vol. 2


TITOLO ORIGINALE: Guardians of the Galaxy Vol.2
REGISTA: James Gunn
SCENEGGIATORE: James Gunn
PAESE: Usa
ANNO: 2017
DURATA: 137'
ATTORI: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Kurt Russell, Sylvester Stallone, Vin Diesel (voce originale), Bradley Cooper (voce originale)
SCENE SENSIBILI: linguaggio scurrile, numerose scene di violenza nei limiti del genere.
1 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 5

Star Lord, leader dei Guardiani della Galassia, continua a guidare l’improbabile gruppo di “eroi” ma le intemperanze di Rooker, che sembra sempre alla ricerca di una provocazione per mettere alla prova l’affetto dei suoi compagni, finisce per costringerli a una fuga precipitosa; a salvarli dall’ira dei Sovereign, popolo di individui perfetti geneticamente predisposti, arriva un misterioso individuo che dice di essere il padre di Peter, di chiamarsi Ego e di essere in pratica…un dio! Non senza esitazioni Quill decide di seguirlo sul suo pianeta, ma non tutto è come sembra…

Scambi sapidi e spettacolari combattimenti

Sboccato e irriverente (tanto da guadagnarsi in patria un prudente PG13, quindi vietato ai minori di 13 non accompagnati da un adulto), citazionista e psichedelico, il secondo capitolo (o meglio volume, corrispondente alle amate raccolte di brani musicali che il protagonista ascolta sul fido walkman) dei Guardiani della Galassia espande la sua formula vincente a base di scambi sapidi e spettacolari combattimenti, puntando però soprattutto sulle relazioni tra i personaggi che hanno conquistato il pubblico.

Paternità, amore disinteressato e battaglie a tempo di musica

Lo Star Lord di Chris Pratt, spaccone, ma anche tenero, la dura Gamora, che non riesce ad ammettere i suoi sentimenti, ma è leale fino all’estremo, il coriaceo Drax, l’irritante Rocket e naturalmente il tenerissimo Baby Groot (questi ultimi due doppiati in originale da Bradley Cooper e Vin Diesel) sono gli (anti)eroi improbabili che ovviamente si troveranno di nuovo a salvare l’universo, ma soprattutto a stringere ancora di più i legami di un’anomala famiglia.
In effetti sono proprio i legami familiari (naturali o acquisiti), con il loro carico di problematicità, a costituire il cuore del racconto, sempre molto spettacolare sul piano visivo, offrendo un rilancio che si inserisce nell’universo dei racconti Marvel in una posizione per ora secondaria, ma potenzialmente essenziale alla visione complessiva.
L’elemento scatenante della storia è la comparsa del perduto padre di Star Lord, che qui ha la faccia di Kurt Russell, efficace mix di solidità e strafottenza. È lui, Ego, una sorta di divinità, a dare la possibilità a Peter Quill di scoprire finalmente il suo retaggio (in parte rivelato alla fine del volume 1), ponendolo di fronte a un dilemma circa il suo futuro.
Il tema della paternità (come anche quello della fratellanza) è poi ripreso sugli altri personaggi (come il fuorilegge Yondu che per Peter è stato una figura paterna a dir poco problematica) con diverse declinazioni che permettono a ognuno di avere il suo spazio nel racconto senza far sentire nessuno di troppo.
Così alla fine della storia il gruppo ne esce rafforzato mentre vengono lanciati i ganci per le prossime avventure, già in cantiere nelle mani di James Gunn, che è stato capace di preservare anche qui quel delicatissimo equilibrio tra realismo psicologico e gusto per l’eccesso e lo sberleffo che sono il marchio di fabbrica dei Guardiani.
Del resto, anche se affrontato con “leggerezza”, al centro del racconto c’è pur sempre il confronto tra un’idea di amore che è fondamentalmente narcisistica e di possesso e una che implica invece, in ultimo, la capacità di sacrificarsi per le persone a cui si è legati. In questi momenti, senza mai cadere nel melodrammatico, Gunn sa far virare la sua storia verso una serietà che non dispiace e miracolosamente non stona con il generale clima di galattica goliardia.

Un nuovo tuffo nella cultura pop anni ’80 e ’90

I mondi presentati dai Guardiani, infatti, sono tratteggiati in modo volutamente eccessivo (nei colori e negli usi, come quello dei Sovereign, automi perfetti che disprezzano gli altri popoli); la violenza, per quanto resa meno realistica dalle coreografie musicali, è notevole, ma ovviamente non mancano ampi spazi dedicati all’umorismo, che nasce dal confronto tra personaggi dai caratteri opposti, ma anche dai riferimenti alla cultura pop anni ’80 e ’90 (non a caso Peter ha sempre immaginato suo padre con il volto del “baywatcher” David Hasselhoff, ma si ritrova con un genitore che ha la risata furbesca di Iena Plissken) e alle strizzate d’occhio agli altri titoli dei franchise Marvel. Il divertimento, comunque, è garantito anche ai non appassionati dei comic di riferimento.

Luisa Cotta Ramosino

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