Christian Wolff è un geniale esperto di matematica che mette le sue straordinarie capacità al servizio di clienti quanto meno sospetti, tra cui cartelli della droga e organizzazioni criminali pericolosissime. Ray King, a capo della divisione anticrimine del Ministero del Tesoro degli Usa, ha deciso di stanarlo, ma le sue tracce si rivelano molto difficili da seguire. Intanto Christian ha accettato l’incarico di scoprire le tracce di un ammanco rilevato da una dipendente nella contabilità di una grande azienda di robotica. Un incarico che potrebbe mettere in serio pericolo la sua vita. Christian, però, non è solo un genio della matematica…
Curioso mix tra i film sui geni problematici alla A Beautiful Mind e i thriller d’azione, The Accountant trae la sua forza dall’interpretazione minimalista ma convinta di Ben Affleck, un attore spesso accusato di scarsa espressività, che qui però gioca a suo favore un potenziale difetto, mettendolo al servizio di un personaggio chiuso e dall’emotività bloccata.
Il film svela la sua storia attraverso una serie di flashback non lineari che giocano con lo spettatore come a ricomporre un complicato puzzle (di quelli che piacevano a Christian da bambino), e attraverso le prospettive di personaggi differenti. La trama assai complessa vira nel finale verso una soluzione sopra le righe, non troppo credibile e a tratti involontariamente ridicola. Tuttavia nel frattempo il film regala due ore piene di buon intrattenimento, sfruttando appieno le caratteristiche anti-emotive del suo eroe per creare situazioni inquietanti o sfiorare la commedia e addirittura un accenno di romance nel rapporto che si crea tra Christian e Dana, la contabile che ha scoperto l’ammanco di cui lui deve rintracciare le origini.
Tra numeri tracciati su pareti di vetro, calcoli spettacolari eseguiti a mente, qui pro quo linguistici e strazianti blocchi emotivi, la pellicola adopera in quantità i luoghi comuni sull’autismo, ma abilmente trasforma l’handicap del suo protagonista in una specie di superpotere, così che qualcuno ha potuto accostare The Accountant anche a certi esempi marginali di film tratti da fumetti (e con un protagonista che ha già indossato i panni del vigilante pipistrello il collegamento non suona così peregrino).
Da fumetto (ma disturbante anche se in fondo coerente con la dissociazione emotiva del protagonista) è la facilità con cui gli antagonisti vengono tolti di mezzo senza segno di rimorso, con l’efficienza con cui si eliminano gli errori di calcolo da un bilancio. Gavin O’Connor è regista di mestiere a suo agio nelle scene d’azione e ha all’attivo un altro piccolo film rivelazione, Warrior, con Joel Edgerton e Tom Hardy fratelli avversari in una gara di arti marziali (attenzione anche qui ai legami di famiglia che portano sorprese); qui tiene con sicurezza la barra anche tra le svolte più improbabili della trama.
Laura Cotta Ramosino
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