Miles Bron è un magnate della tecnologia che, in piena pandemia, invita un gruppo di vecchi amici sulla sua isola privata, in Grecia, per un week end di relax e divertimento. Per la singolare comitiva, infatti, Bron ha organizzato una cena con (finto) delitto – il suo – in perfetto stile Cluedo. Ma l’arrivo sull’isola di un ospite inatteso, Benoit Blanc, “l’investigatore privato più famoso al mondo”, lascia presagire che il gioco si fa serio. Quel luogo paradisiaco sta per trasformarsi nella (vera) scena del crimine e per tutti sarà una vacanza all’insegna dei colpi di scena…
Sulla cima di una villa nell’Egeo si erge un palazzo di vetro dalla forma rotonda, come una grande cipolla. La dimora è enorme, lussuosa, ricca di opere d’arte e ovviamente tecnologica: è l’espressione della megalomania del suo proprietario, l’imprenditore Miles Bron, interpretato da Edward Norton.
Il titolo del film, dunque, si riferisce alla speciale location dove tutto accade, ma, come ha spiegato in un’intervista il regista Rian Johnson, è anche un omaggio a una canzone dei Beatles: “Mi venne in mente l’idea del vetro, come di qualcosa che fosse trasparente (…) cercai nella libreria della musica canzoni che avessero la parola ‘glass’ nel titolo (…). La prima cosa che venne fuori, siccome sono un grande fan dei Beatles, fu Glass Onion”.
E così, come sfogliando una cipolla, strato dopo strato, si risolve il mistero al centro di questo giallo che rappresenta il sequel (ma le trame non sono connesse) di Cena con delitto – Knives Out (2019), diretto sempre da Rian Johnson. Al pari del primo film, anche questo, targato Netflix, rispecchia le caratteristiche classiche del genere giallo: c’è un mistero, un investigatore e una serie di indizi da scovare all’interno di una ristretta cerchia di personaggi.
C’è uno scienziato, la governatrice del Connecticut, l’ex socio di Bron, una stilista ed ex modella, con la sua assistente, e un omone palestrato che fa l’influencer, con la sua fidanzata: non potrebbe essere più variegata la compagnia convocata da Miles Bron. Tutti insieme formano il gruppo dei “disgregatori” (disruptors, che potrebbe essere tradotto anche come innovatori) come li definisce il loro leader, Bron, ovvero dei visionari al suo seguito, attaccati alla sua ricchezza e accomunati soltanto dagli attriti e dalle invidie che ciascuno di loro nutre nei confronti di Miles.
Sin dall’inizio, quella di Bron e dei suoi amici è presentata come una vita caotica, disordinata e lo stesso si può dire del film: si fa fatica a capire gli intrecci tra i protagonisti e la complessità del plot, ma ciò è evidentemente funzionale allo svolgimento della trama. Ancora una volta tocca a Daniel Craig, nei panni del carismatico Benoit Blanc, il compito di fare ordine e svelare la verità, poco a poco. La storia è interessante ed è raccontata con ritmo e sterzate improvvise che riescono a mantenere alta l’attenzione fino alla fine. Inoltre, tra personaggi stravaganti e una sceneggiatura leggera, ma mai banale, Rian Johnson riesce a confezionare un giallo moderno, che fa della comicità il suo tratto forse più originale (caratteristiche già del primo Knives Out e qui confermate). Quello che manca a farne un grande film è un po’ di profondità tematica. Alla fine del film si ha la sensazione di aver trascorso una piacevole serata giocando a Cluedo, insieme a Daniel Craig.
Francesca Di Maio
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