Il Natale si avvicina. Brad e Dusty, ormai affiatati co-papà, decidono di riunire le loro famiglie in uno chalet per festeggiare tutti insieme. I nuovi delicati equilibri però rischiano di saltare con l’arrivo dei nonni: il padre di Dusty, il virile e anaffettivo Kurt (Mel Gibson), e quello di Brad, il sensibile ed espansivo Jonah (John Lithgow). Modelli di mascolinità opposti si incontrano e si scontrano. Chi la spunterà?
Il sequel di Daddy’s Home ripropone la solita struttura e le solite dinamiche del primo film ma le situazioni comiche sembrano moltiplicate in misura direttamente proporzionale all’ampliamento del cast, ancora più stellare.
Al centro della storia c’è di nuovo la crisi della figura paterna, qui affrontata in una chiave moderna che stride ironicamente con la tradizione del contesto natalizio (tradizione che in realtà viene comicamente presa a calci e dissacrata, come nella scena del presepe). Moderna come la famiglia allargata protagonista della storia, dove le figure di riferimento si confondono e si sovrappongono, in un valzer di comicità che porta ad un vorticoso scambio di ruoli e mansioni. I padri sono insicuri come figli, gli ingombranti nonni non hanno intenzione di abdicare e ancora vogliono fare i padri (persino dei nipoti), le madri che scalpitano e rivendicano la loro emancipazione.
Insomma, tutti pretendono, tutti si agitano e nel mezzo a rimetterci sono sempre loro, i papà, perfetti capri espiatori che non ne combinano una giusta, come nelle migliori commedie di Ben Stiller. In questo sequel infatti, grazie soprattutto alle new entry nell’affollatissimo cast, la figura paterna viene portata ai suoi limiti estremi, quasi ad un punto di non ritorno.
La domanda infatti che anche questo film sembra lanciare sullo sfondo, è la stessa: come deve essere un bravo padre? Forte o tenero? Indipendente o affettuoso? Solido o creativo?
Alla fine la risposta, abbastanza scontata (anche perché è la stessa del primo film), è che sono tutte risposte giuste. Tutti i personaggi infatti hanno qualcosa da imparare perché come al solito la giusta misura sta nel mezzo e l’unica cosa ad essere sbagliata, sempre, sono gli eccessi.
Proprio sull’esagerazione di questi poli, portati in scena dagli eccentrici nonni, si gioca la commedia di questo film e le situazioni sono talmente surreali, e affrontate con una leggerezza tale (leggi superficialità) che non c’è mai il rischio di credere alla bontà o anche solo alla plausibilità dei modelli presentati. E il tono è talmente scanzonato che quasi non ci si pone mai il problema che quella raccontata, di fatto, è una famiglia con due padri. Le rispettive mogli infatti (soprattutto quella di Dusty) sono relegate ai margini, poco più che comparse, e va a finire che sono i due uomini i veri protagonisti di una sorta di storia d’amore sui generis, che dopo l’idillio iniziale, vede i due scontrarsi a causa delle ingombranti figure paterne – anche questo un classico della vita matrimoniale – per poi ritrovarsi in un prevedibile lieto fine, degno delle migliori commedie romantiche.
Scegliere un film 2018
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