Sergio e Sabrina, entrambi sposati e con figli, portano avanti da tempo una relazione, ma non si decidono a lasciare i rispettivi partner a causa delle ristrettezze economiche in cui si troverebbero. Solo quando i compagni di cantiere di Sergio lo convincono, per scherzo, di una vincita alla lotteria, i due amanti fanno le valige e partono alla volta di un futuro migliore, portandosi dietro i figli e la nonna. Nemmeno la scoperta che la vincita non è reale riuscirà a fermarli. Perché «ci si può amare anche senza soldi, l’importante è far finta di averli».
Forse Francesco Miccichè non è ancora un nome molto conosciuto nel cinema italiano, avendo lavorato principalmente per la televisione, ma Fabio Bonifacci è lo sceneggiatore che sta dietro a molte delle commedie più divertenti dell’ultimo decennio (da Lezioni di cioccolato a Si può fare, fino al più recente Metti la nonna in freezer). Il suo marchio di fabbrica si riconosce nell’idea paradossale e divertente, sebbene meno originale di altre, da cui prende le mosse la storia: al giorno d’oggi bisogna avere i soldi anche per potersi separare.
A costituire la peculiarità di questo film non è tanto lo scherzo dei colleghi, già visto altre volte sullo schermo (basti pensare a Eccezzziunale… veramente), quanto piuttosto il momento in cui i due protagonisti decidono di portare avanti la messa in scena per tenere unite le rispettive famiglie.
«Quelli già si odiano così da ricchi, figurati quando gli diciamo che siamo diventati poveri» fa notare Sabrina. Da questa constatazione alla candida decisione di Sergio («E allora non glielo diciamo») il passo è breve. Ne deriva una serie di situazioni abbastanza comiche (almeno sulla carta), che ricordano l’intramontabile commedia all’italiana, piena di poveracci che si arrabattano per arrivare in fondo alla giornata o per apparire più benestanti di quanto invece non siano. Proprio come vuole la tradizione, a dominare sono sempre i buoni sentimenti (in particolare il desiderio di tenere insieme la famiglia), e se l’imbroglio in qualche modo è giustificato, il furto non può che essere respinto. Purtroppo, a differenza di tanti nobili predecessori, in questo caso la trama avanza in maniera piuttosto forzata: l’idea iniziale sembra esaurire mano a mano la sua vitalità e alcune situazioni potenzialmente divertenti risentono di un certo retrogusto di già visto (solo per fare un esempio, tutto il rapporto con i vicini di casa veramente ricchi ricorda molto il Checco Zalone di Sole a catinelle).
Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli si dimostrano una coppia convincente e affiatata, sicuramente aiutati anche dal fatto che i personaggi sono modellati sugli interpreti, tanto che ne mantengono i nomi propri. La piccola folla che li circonda, invece, è a tratti troppo macchiettistica e stereotipata: non tanto Valeria Fabrizi, che con la sua simpatia riesce sempre a strappare un sorriso, ma piuttosto i bambini, costretti a bilanciare con la loro pedanteria l’infantilismo dei genitori, o una Matilde Gioli in versione eccessivamente new age.
Inoltre la domanda che risuona per tutta la durata del film, se sia veramente possibile cambiare la realtà con i sogni, non trova una vera e propria risposta nel finale (se non nelle storie di qualche personaggio secondario). Ma non potrebbe essere diversamente, in una storia che manca fin dal principio sia di realismo sia di veri sognatori.
Scegliere un film 2019
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