Remi scopre a 10 anni di non essere il figlio biologico dei suoi genitori e viene affidato, in cambio di denaro, a un musicista di origini italiane, il signor Vitalis, che lo forma per diventare un cantante. Alla ricerca della sua vera identità, Remi dovrà attraversare molte prove e difficoltà, prima di riuscire a trovare il suo posto nel mondo.
Remi è tratto da un grande classico della letteratura per ragazzi, Senza famiglia, del francese Hector Malot, e mantiene tutto il sapore delle storie di altri tempi, sia per l’ambientazione che per la trama particolarmente tragica e dickensiana. Un grande topos della letteratura classica per l’infanzia è infatti l’orfanezza del protagonista, costellata da una serie di esperienze drammatiche, volte a formarne il carattere, in linea con l’idea del romanzo di formazione di fine Ottocento. Abbandonato a Londra in fasce, avvolto da un’elegante, ma misteriosa coperta, unico indizio sulle sue origini, Remi viene cresciuto nella campagna francese dalla signora Barbarin, che scopre poi non essere la sua vera madre. Il marito della donna vorrebbe lasciarlo in orfanotrofio, ma il violinista Vitalis lo sottrae a questo destino, vedendo in lui un talento per il canto. Vitalis insegna a Remi a leggere e scrivere e soprattutto a cantare in pubblico. Il ragazzo inizia così a girovagare con l’uomo, con cui si esibisce, accompagnato anche da un fedele cane di nome Capi e da una simpatica scimmietta di nome Joli-Coeur. All’inizio diffidente, Remi si affeziona al musicista, che chiama “maestro”. L’uomo, dal canto suo, aiuta Remi a costruirsi un futuro e a mettersi sulle tracce della propria famiglia biologica, tra false piste e inganni. In Remi, infatti, nessuno è davvero chi sembra e la storia procede tra complicazioni, agnizioni e ribaltamenti.
L’adattamento si inserisce sulla scia di altre produzioni francesi, quali Belle & Sebastien (2014) e Heidi di Gsponer (2015), incentrate sul rapporto tra infanzia e natura, innocenza e crescita e che presentano, all’interno del cast, alcuni nomi molto noti. In questo caso, Daniel Auteuil interpreta egregiamente il ruolo del mentore Vitalis, figura adulta archetipica che prepara il protagonista alla vita.
La storia di Remi bambino è inserita all’interno di una cornice narrativa ambientata nel presente e che vede Remi stesso, ormai anziano, raccontare la propria storia. È forse questo l’espediente narrativo meno riuscito del film di Blossier. La sensazione è che la storia avrebbe potuto funzionare anche senza l’ambientazione al presente, che non aggiunge davvero nulla alla trama, se non un pay-off riguardo il futuro del protagonista stesso, che scopriamo essere diventato negli anni un celebre cantante lirico.
I costumi e la scenografia sono curati e restituiscono bene le atmosfere del romanzo ottocentesco. La storia, un classico per l’infanzia, sarà certamente apprezzata anche da genitori e nonni. In conclusione, Remi rappresenta una piacevole pellicola da godere in famiglia, con i bambini.
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