Giovanna conduce una vita apparentemente tranquilla come impiegata del Ministero. Separata, vive con la figlia che va alle elementari e una madre stravagante intenzionata a non rassegnarsi alla vecchiaia. La verità, però, è un’altra: Giovanna, infatti, è un’agente che lavora per i servizi segreti italiani, impegnata in pericolose missioni internazionali. A saperlo sono solo lei e il suo ex marito e con il tempo questa costrizione all’anonimato diventa sempre più pesante da sopportare. Quando tre cari amici del liceo la ricontattano per una rimpatriata, Giovanna cede all’invito: ritrova così Roberto, la sua grande cotta, e scopre che ciascuno dei suoi amici ha a che fare, sul lavoro, ogni giorno con dei prepotenti. Mentre la caccia a un criminale straniero a cui stanno dietro da tempo sembra avere una battuta di arresto, Giovanna decide di usare le proprie capacità per aiutare i suoi amici…
La squadra di autori del successo della scorsa stagione Come un gatto in tangenziale torna sul grande schermo con una nuova commedia con protagonista l’ormai veterana Paola Cortellesi.
Le premesse sono interessanti: una mamma single, nonché un’agente segreto in crisi esistenziale, è stanca di essere invisibile agli occhi dei più e di svolgere un lavoro per il bene dei cittadini senza che nessuno possa rendergliene merito. Ma, purtroppo, la sceneggiatura non presenta uno sviluppo all’altezza del concept iniziale.
Del personaggio di Giovanna vediamo quasi solo la frustrazione (e le capacità ginniche) senza mai andare a fondo del suo disagio. Siamo in una commedia, è vero, ma lo spettatore finisce per conoscere Giovanna solo superficialmente, senza mai avere la possibilità di comprendere davvero quali siano i suoi desideri e le sue paure.
Nel rapporto coi personaggi secondari si sarebbe potuto raccontare qualcosa in più, si sarebbe potuto rendere più vero il racconto della difficoltà per la lontananza dalla figlia, si sarebbe potuto dire qualcosa della relazione fallita con l’ex marito, si sarebbero potuti “usare” gli amici per mostrare meglio pregi e difetti della protagonista… In chiave comica, ovviamente, ma sarebbe stato tutto materiale che avrebbe permesso al pubblico di affezionarsi di più al personaggio di Giovanna. I comprimari restano, invece, relegati a poco più che comparse. Solo Roberto – interpretato dal sempre talentuoso Stefano Fresi – sembra avere quel minimo di spessore narrativo in più che sarebbe servito anche altrove.
La minitrama legata allo spionaggio, inoltre, è gestita in modo approssimativo, spargendola qua e là all’interno del film tramite scene episodiche che fanno fatica a creare un quadro d’insieme chiaro (o almeno interessante) per lo spettatore.
Nonostante una serie di gag divertenti e l’appeal di un cast di attori e caratteristi di prim’ordine, Ma cosa ci dice il cervello finisce, purtroppo, nel calderone delle commedie italiane poco riuscite.
Scegliere un film 2019
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