Donne senzatetto si ritrovano ogni mattina pronte a vivere la loro giornata al centro diurno Envol. E se un giorno dovessero chiuderlo?
Diversa è la loro religione, la loro storia, diverso il loro carattere, il loro bagaglio professionale, ma uguale è la loro solitudine. Sono senza casa, senza legami familiari e si ritrovano tutte ogni mattina nel piazzale antistante il centro Envol, lo spazio diurno che a Parigi ospita, prima che arrivi la notte, le clochard. Le accoglie offrendo loro una doccia calda, la colazione, i biglietti dell’autobus e tutto ciò che potrebbe contribuire alla cura personale.
Le chiamano invisibili perché sono invisibili alla società e alla polizia, che costruisce ostacoli e distrugge tendopoli. Lo fa consapevolmente perché queste donne potrebbero usufruire di un centro notturno, ma non lo vogliono perché lì non si sentono a casa. L’ispirazione del film di Louis-Julien Petit prende corpo da Sur la route des invisibles, il libro scritto da Claire Lajeunie, che è diventato poi (per la stessa regia di Lajeunie) il documentario Femmes invisibles, survivre dans la rue. Queste storie vere meritano, anche nella finzione, donne reali: tutte le clochard (tranne Sarah Suco) non sono professioniste del set, ma sono senzatetto che il regista ha voluto conoscere e incontrare frequentando per un anno diversi centri di accoglienza in Francia. Ha raccolto le loro storie e scelto poi le attrici.
Non sono però le uniche invisibili del lungometraggio. Invisibili infatti sono anche le dirigenti del centro Envol. Sono donne che hanno fatto della loro esistenza una continua e ripetuta oblazione alle clochard. Hanno, in alcuni casi, limitato la loro vita fuori dal lavoro o hanno, senza la necessaria condivisione, costretto i familiari a scegliere quello che loro volevano. Spesso non hanno nessuno accanto o sono in crisi con il marito. All’inizio della storia tutta la loro vita sembra avere senso solo se si lavora al centro diurno. Quando un giorno il Comune di Parigi, che stanzia i fondi per le strutture di accoglienza, minaccia di chiudere Envol, una di loro, Audrey, ha un’idea.
Queste donne avevano, prima di perdere tutto, un lavoro, un’esperienza, una competenza. Non sarà perciò la via giusta quella di sostenerle, aiutarle, per far emergere la grinta necessaria per ottenere un lavoro o una segnalazione in un’azienda?
Successo al box office in Francia, Le invisibili è una brillante commedia sociale. Si sorride, si ride e ci si commuove. Come nelle commedie americane di successo (a tratti ricorda il francese Quasi amici), che rassicurano e non fanno perdere la speranza anche quando c’è tensione, questo film è pieno di dettagli ironici. Le stesse senzatetto hanno, per presentarsi, nomi celebri di persone di successo come Édith Piaf e Brigitte Bardot, Lady D o Brigitte Macron. Volutamente, per sottolineare ancora di più la forza della commedia, non c’è, come nei film d’autore europei, la costruzione di una messa in scena povera e trasandata. C’è però un sincero lavoro sulle dinamiche psicologiche di ogni personaggio uniti tutti da una condizione, fil rouge che accomuna senzatetto e assistenti sociali: la solitudine non appartiene alla condizione sociale, ma è uno stato che appesantisce l’esistenza quotidiana e che può essere superato solo quando lo sguardo verso l’altro diventa autentico.
Scegliere un film 2019
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