Hellboy è un semidemone, evocato nel lontano 1944 dal mago Rasputin su richiesta dei nazisti, che speravano con questa “arma” di capovolgere i destini della guerra. “Rubata” agli Alleati, la creatura dalla forza sovrumana e dall’aspetto inquietante viene cresciuta dal professor Bruttenholm come un figlio e addestrata a diventare un “detective del paranormale”, dedito alla difesa dell’umanità contro le minacce dei mostri. Ma quando la minaccia della sanguinaria strega Nimue si ripresenta, per Hellboy non sarà solo questione di forza, ma anche di capire chi è veramente…
In una stagione dominata dai cinecomic (solo da inizio 2019 si sono visti Aquaman, Captain Marvel e Shazam, ma è solo un assaggio visto che poi ci sarà l’ultimo atteso capitolo degli Avengers, seguito da un nuovo Spiderman) il reboot del personaggio creato da Mike Mignola nel 1993 (i precedenti cinematografici portano l’autorevole firma di Guillermo del Toro) firmato da Neil Marshall (The Descent – Discesa nelle tenebre, Centurion) punta sulla quantità (di azione, di sangue, distruzione e mutilazioni assortite) più che sulla qualità.
Le avventure del detective del paranormale Hellboy hanno il ritmo rutilante di una giostra sanguinaria che tra prologhi, flashback e visioni, sbatacchia lo spettatore in un flipper che più che divertire dopo un po’ estenua. La colonna sonora invadente, la grafica onnipresente e gli effetti visivi fatti per sconvolgere completano un piatto a dir poco indigesto.
In mezzo a tutto ciò stona il tentativo di alleggerire il gore con l’umorismo del protagonista (sotto il prostetico c’è il bravo David Harbour, lo sceriffo della serie Netflix Strager Things), che a dispetto delle sue origini e del suo inquietante aspetto è in fondo un bonaccione. Il suo difficile rapporto con il padre adottivo e l’istinto di protezione verso i deboli convivono in lui con una assoluta nonchalance nel fare a pezzi i nemici… seguendo la propria natura demoniaca.
Del resto è il percorso del protagonista nel film è quello di un (anti)eroe che deve decidere da che parte schierarsi, anche se la pellicola di certo non eccelle nel tratteggio delle psicologie ma preferisce la strada sbrigativa di mostrare una scena di action dopo l’altra commentata fin troppo da battute che definire didascaliche è una gentilezza.
Non aiuta più di tanto il tentativo di “costruire una squadra” attorno a Hellboy per spingere il senso di cameratismo in un mondo dove continuano a comparire mostruosità di ogni genere, le teste saltano con allarmante regolarità, accompagnate da stragi di grafica violenza (il film è caldamente sconsigliato ai minori).
Si vorrebbe nobilitare il tutto con il ricorso niente di meno che alla saga arturiana, ma ne esce la versione più cheap possibile e il moltiplicarsi dei cattivi (oltre alla strega ci sono il suo aiutante dalla testa di suino e Baba Yaga che trucida e mangia bambini) riesce solo a far durare (troppo) a lungo la storia.
Insomma questo Hellboy resta un esperimento francamente molto poco riuscito, irritante nel suo ricorso sfacciato alla violenza, incapace di dare sostanza al percorso del suo protagonista, il cui dilemma, largamente prevedibile, si risolve nello spazio di un momento. L’epilogo (ovviamente non può mancare) lancia un sequel di cui faremmo volentieri a meno.
Scegliere un film 2019
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