Alain è un editore vecchio stampo, alle prese con le trasformazioni e le rivoluzioni del panorama editoriale. Sposato con Selena, un’attrice di serie tv poliziesche, la tradisce con la sua assistente, una giovane esperta di e-book e innovazioni digitali. Contemporaneamente, anche Selena tradisce il marito con Léonard, uno scrittore depresso che fatica a trovare il suo posto nel mondo che lo circonda…
Il gioco delle coppie è il classico film francese tutto basato sui dialoghi e sulle doti recitative degli interpreti. Ambientato quasi esclusivamente in interni, spesso soffocanti, è costruito come una lunga serie di incontri/scontri tra i vari personaggi, che discutono, litigano, si amano e si tradiscono.
Il tema che fa da sfondo alle relazioni dei protagonisti – ovvero la rivoluzione digitale che negli ultimi anni ha travolto il mondo dell’editoria – è stato finora poco esplorato all’interno di film e serie tv. Potenzialmente interessante, può risultare piuttosto complesso e difficilmente digeribile da un pubblico di non addetti ai lavori. Nonostante questo, però, il film lo affronta in modo abbastanza approfondito e interessante nelle sue varie sfaccettature (lotta tra vecchi e nuovi editori, avvento degli e-book, comparsa nelle librerie delle Espresso Book Machine, che permettono al cliente di stampare in pochi minuti qualsiasi libro desideri…). La carne al fuoco è tanta e gli spunti comici (anche se di una comicità un po’ intellettuale, non per tutti) non mancano.
Il problema, però, è che Il gioco delle coppie non fa ridere. Anzi, ad essere sinceri, non strappa neanche un sorriso. Né i personaggi, né le situazioni in cui sono immersi, né le battute che si scambiano a ritmo serrato come stoccate infallibili risultano divertenti o, quantomeno, simpatici. Sembra di assistere a una pièce teatrale, in cui tutta l’attenzione dello spettatore viene richiamata sui dialoghi, ma in cui è difficile, al termine della visione, giungere a dare un senso complessivo a quanto si è visto. In linea con il tema affrontato, il film rinuncia a dare delle risposte definitive. Ma non riesce neppure a intrattenere durante la dissertazione.
C’è un altro aspetto che accomuna i vari personaggi, oltre al fatto di appartenere tutti, in modo diverso, al mondo della comunicazione e dei media (Alain è un editore, Léonard uno scrittore, Selena un’attrice di teatro convertita alle serie tv, Laure un’esperta di comunicazione digitale, Valérie un’assistente e addetta all’immagine di un noto politico). Questo trait d’union sono i tradimenti. Tutti i personaggi tradiscono i loro partner e sono pienamente consapevoli di essere, a loro volta, traditi (la qual cosa sembra non scomporli affatto). Il risultato è un gioco di intrecci e scambi piuttosto complesso (da cui deriva il titolo italiano, che traduce e reinterpreta l’altrettanto lampante Doubles vies francese), che sembra riflettere la stessa precarietà del mondo editoriale e mediale contemporaneo.
Scegliere un film 2019
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