Dopo anni di lontananza, due fratelli dai caratteri opposti si ritrovano al funerale del padre. Questo incontro diventa l’occasione per riscoprire il loro rapporto e realizzare un sogno d’infanzia: attraversare l’Emilia Romagna con i loro vecchi motorini.
Dopo Tiramisù e Tre di troppo, Fabio De Luigi torna dietro la macchina da presa con un nuovo lungometraggio remake del tedesco 25 km all’ora. Non solo regista, ma anche sceneggiatore e attore di questa commedia, De Luigi reinterpreta il successo tedesco con il gusto del cinema italiano. Il Bel Paese è nello stile della commedia, nelle strade e nei paesi che i due protagonisti attraversano con i loro motorini truccati, un Ciao e un Garelli, icone degli anni ‘70. L’Italia è nelle musiche anni ‘80, nelle feste di paese, negli hotel in cui i due fratelli si fermano la notte e ovviamente negli attori. La morte di un padre anziano, burbero e rancoroso è l’evento che dà l’avvio a questo buddy-road movie. I due fratelli Rocco e Guido incarnano due opposte versioni di figlio: il primo fedele e instancabile custode della famiglia di origine, l’altro moderno figlio prodigo, che ritorna all’ovile dopo essersi creato da solo la sua fortuna. Grazie a una partita di ping-pong, Rocco e Guido si dimenticano delle loro differenze e riscoprono il loro legame perché fratelli si rimane e si è per sempre. Insieme decidono di portare le ceneri del padre sulla tomba della madre in un viaggio su due ruote che insegna che le colpe dei genitori possono essere superate dai figli, che se quel padre non è riuscito a cambiare e a perdonare nemmeno alla fine, l’amore fraterno invece può salvare e riunire.
Una commedia che inizia come un film drammatico, che si prende il suo tempo per descrivere e raccontare attraverso scene lunghe e ridondanti. Entra nel vivo allo scoccare dell’ora, quando iniziamo a scoprire qualcosa di più di questi due fratelli e della loro storia personale. Un film che rimane in superficie e che non osa, una commedia per nostalgici che poteva però essere per tutti. 50 km all’ora è perfetto per chi non ha mai dimenticato gli anni ‘80 e vuole rivivere quelle atmosfere. È un lungometraggio che si lascia vedere, ma che avrebbe potuto offrire di più: rimane in potenza e non riesce a raccontare una storia che tocchi le corde più profonde del cuore. Nonostante questo, la terza fatica di De Luigi vale la pena di essere vista per il finale che non è lieto e neppure drammatico, ma è realistico e universale: un inno all’amore fraterno, che è gratuito e immutabile nonostante la distanza di tempo e di luogo.
Chiara Comotti
Tag: 3 stelle, Commedia, Film Italiani