A trentacinque anni Elisa scopre di avere un tumore al seno, e muore lasciando il marito Alessio e la figlia appena nata Anna. Prima di andarsene, però, Elisa ha escogitato un modo per rimanere accanto alla figlia, ovvero acquistare un regalo da consegnarle ogni compleanno fino alla maggiore età. Con il passare degli anni, però, Anna diventa sempre più insofferente nei confronti di questi regali che, se da una parte non riescono a colmare il vuoto lasciato dalla madre, dall’altra le appaiono come una sorta di ricatto emotivo. Poco prima del suo diciottesimo compleanno, Anna litiga con il padre e fugge di casa, venendo investita da un’auto. Enorme è la sua sorpresa quando scopre che il conducente altri non è che la madre incinta di lei. Questo incredibile viaggio a ritroso nel tempo consentirà alle due di imparare a conoscersi come non hanno potuto fare in vita…
18 regali è ispirato alla storia vera di Elisa Girotto, una mamma veneta che, prima di morire di cancro nel 2017, pensò a tutti i regali per accompagnare la figlioletta di appena un anno fino alla maggiore età (tra gli sceneggiatori spicca, infatti, anche il nome di Alessio Vincenzotto, marito di Elisa). La trama del film si basa proprio su questo atto di amore di una donna, che, pur sapendo di non poter essere fisicamente accanto alla figlia nei momenti più importanti della sua vita, trova comunque un modo semplice e insieme potente per farle sentire la sua presenza. Il film, inoltre, si pone una domanda niente affatto banale o scontata: come reagirà la bambina, una volta divenuta adolescente e poi giovane donna, davanti a questi regali? Li attenderà con trepidazione e affetto, oppure li rifiuterà in quanto ricordi di un’assenza che, pur con tutta la buona volontà, non sarà mai colmata del tutto?
La risposta di 18 regali a è molto tenera e dolce. Attraverso l’espediente di un viaggio nel tempo (che, fino alla fine, non riusciamo a comprendere se sia reale o immaginario), il film riesce a far finalmente incontrare dal vero mamma e figlia, mettendo in scena il rapporto complesso, fatto di incontri e scontri, tra una ragazzina ribelle, che nasconde dietro una maschera aggressiva tutte le sue fragilità, e una madre amorevole, assennata, che, davanti alla scoperta della sua malattia, non si preoccupa di trovare una soluzione al male che la affligge, ma si concentra sul modo per rimanere accanto alla figlia e farsi conoscere da lei.
Tutto il film ruota attorno al rapporto tra Anna ed Elisa: mentre la prima riconosce quasi subito la donna che ha davanti, la seconda non immagina minimamente che quella ragazza arrabbiata che ha investito è proprio la figlia non ancora nata e che tante volte ha provato a immaginare. Lo spunto di partenza è forte, e il film lo regge e lo sviluppa molto bene, alternando scene comiche e divertenti ad altre molto intense e commoventi. Come quella nella piscina, in cui Elisa e Anna nuotano insieme e la prima fa sentire alla seconda i movimenti della bambina che ha nella pancia (e che spiega, in qualche modo, l’amore per l’acqua e per i tuffi di Anna).
Forse, in certi punti si avverte la mancanza di qualche passaggio logico o spiegazione in più. D’accordo che l’obiettivo primario non era certo quello di mettere in scena un vero e proprio “viaggio nel tempo”, ma la reazione di Anna quando si ritrova davanti i suoi genitori in attesa di lei è fin troppo pacata e per nulla sconvolta. L’impressione finale, dunque, è che la trama mostri qualche sfilacciatura narrativa, che tuttavia non intacca la buona riuscita del film, di cui uno dei punti di forza è sicuramente il tono poetico, a metà strada tra sogno e realtà.
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